
In un articolo che ho scritto per il magazine Magia affronto un tema scomodo, che è l’oscuro mondo dei deepfake sessuali, una minaccia molto più seria di quello che probabilmente immaginiamo.
Lo spunto di riflessione mi è stato offerto dall’articolo “Would love to see her faked’: the dark world of sexual deepfakes – and the women fighting back” di Shanti Das pubblicato su The Guardian il 12 gennaio 2025, che ci offre un quadro agghiacciante di questo fenomeno in Inghilterra.
In passato mi sono occupata delle cosiddette truffe romantiche che vengono realizzate da vere e proprie organizzazioni criminali, che ora con l’intelligenza artificiale hanno a loro disposizione strumenti per essere più convincenti nel raggirare persone ignare.
Invece il fenomeno dei deepfake sessuali o pornografici, descritto nell’articolo citato, vede il più delle volte come autori di un altro tipo di reato persone che consideriamo “normali”.
Alla fine del 2017, quando i deepfake iniziarono a diffondersi, il termine era collegato principalmente al mondo del porno, trattandosi della sovrapposizione dei volti di persone famose sui corpi degli attori nei film per adulti. Negli ultimi anni, si fa riferimento in generale a foto e video manipolati, spesso impiegati in campagne di disinformazione. Tuttavia ancora oggi la maggior parte dei deepfake sono di natura pornografica e prodotti in contesti patologici.
Il caso che viene raccontato dalla giornalista del Guardian è quello di una donna che denuncia un uomo, ritenuto prima un amico, che ha condiviso le sue foto, in cui è completamente vestita, prese dal suo Instagram privato, invitando gli altri membri di un forum a modificarle, creando deepfake sessualmente espliciti.
Fortunatamente esistono associazioni di attiviste che supportano le vittime nella segnalazione di servizi di questo tipo ad Apple, ad esempio, per la loro rimozione. La maggior parte delle persone colpite, ma non tutte, sono donne, come per le truffe amorose. Circa il 72% dei casi di deepfake rilevati dalla linea di assistenza associativa raccontata nell’articolo riguarda infatti la popolazione femminile.
Per approfondire vai all’articolo.