
Ho scritto un articolo per MagIA. Magazine Intelligenza Artificiale ritornando sulla mia recente esperienza alla CSW69, la Commission on the Status of Women delle Nazioni Unite, concentrando l’attenzione sulle tecnologie digitali e in particolare l’intelligenza artificiale.
Al centro, una convinzione: non possiamo continuare a parlare di AI solo in termini di rischi o come uno dei tanti aspetti da prendere in considerazione per raggiungere la parità di genere. Si tratta invece di una leva fondamentale. Serve un approccio sistemico, capace di intrecciare AI, diritti umani, giustizia sociale e parità di genere in modo trasversale insieme al gender mainstreaming vale a dire l’applicazione dell’approccio di genere in modo trasversale.
Alla CSW69 si è parlato di AI ma ancora troppo poco. Ma è ormai chiaro che questa tecnologia attraversa tutte le sfide globali: lavoro, salute, educazione, sicurezza, partecipazione democratica.
E se vogliamo davvero un futuro inclusivo, dobbiamo esserne consapevoli.
Queste valutazioni sono anche quelle che emergono nel White Paper “Gender Parity in the Intelligent Age” del World Economic Forum in collaborazione con LinkedIn di marzo 2025 (2)
Secondo il White Paper, la crescita economica guidata dall’intelligenza artificiale sarà più forte laddove la parità di genere è incorporata nella sua progettazione, alimentando un circolo virtuoso in cui una maggiore partecipazione femminile nella transizione tecnologica porta a risultati di innovazione migliori, con applicazioni più adatte alle popolazioni in evoluzione.
La riflessione è ancora aperta, ma una cosa è certa: regolamentare l’AI è un passo fondamentale, ma non basta. Bisogna ripensare il modello di sviluppo che la produce e la dirige, anche tenendo conto della parità di genere. E’ dunque fondamentale innescare un circolo virtuoso fra AI e parità di genere.
Leggi qui il mio contributo.