• Giovani sempre meno numerosi e poco autonomi: creiamo un nuovo protagonismo giovanile

    Una nuova legge regionale sulle Politiche Giovanili per superare gli elementi di debolezza e creare un nuovo protagonismo giovanile in Piemonte. È questo l’obiettivo che ho voluto individuare durante il dibattito che oggi si è svolto presso l’assessorato e al quale hanno partecipato operatori del settore, associazioni, amministrazioni provinciali e comunali.

    La Regione Piemonte prosegue nell’esperienza dei Piani Locali Giovani,  sta lavorando al nuovo sito internet dell’Informagiovani e a un percorso partecipato che dovrà portare alla stesura di una nuova legge regionale, usando la metodologia del dialogo strutturato. Sono già stati avviati i laboratori territoriali di confronto con i ragazzi e le ragazze piemontesi e oggi abbiamo voluto fare un punto intermedio sul  nostro lavoro.

    Interessante la fotografia che è stata scattata da IRES Piemonte e che ha tracciato un quadro descrittivo dei giovani tra i 15 e i 29 anni residenti in Piemonte.

    Rispetto alla prima metà degli anni ’90 in Piemonte ci sono poco più di 228.000 giovani tra i 15 e i 29 anni in meno. All’epoca i ragazzi e le ragazze piemontesi erano 825.340, oggi sono 597.000 e rappresentano il 13,6% della popolazione. Un dato che in qualche modo viene arginato grazie al contributo della popolazione straniera che rappresenta il 15% di quella fascia di popolazione: i giovani stranieri presenti nella nostra regione sono 89.069.

    Numeri che devono essere incrociati con quelli delle nascite. In primo luogo è necessario constatare che nella popolazione tra i 0 e i 4 anni i bimbi stranieri sono il 18,2%. I migranti in qualche modo attutiscono il calo delle nascite che perdura dal 2009: i nati sono 6.600 in meno nel 2015 rispetto al 2008 con un calo percentuale del 17%.

    I giovani piemontesi non vanno a vivere da soli: il 72,7% di loro (tra i 20 e i 29 anni) vive ancora in famiglia, un fenomeno meno marcato nella popolazione straniera e femminile. Un dato che è cresciuto negli anni della crisi economica.

    Il 64,8% dei piemontesi nella fascia d’età che va dai 25 ai 29 anni è occupato, mentre solo il 15,8% è inattivo; il restante è potenzialmente impiegabile. Un dato che è più alto nella popolazione straniera: il 78,1% dei ragazzi stranieri è occupato, mentre per quanto riguarda gli italiani gli occupati sono il 72,2%; tra le ragazze le italiane occupate sono il 57,6% contro le 51,4% delle straniere.

    Una buona notizia giunge sul fronte dell’abbandono scolastico dove dal 2004 a oggi si può registrare un importante miglioramento: nel 2004 i giovani tra i 18-24 anni che non avevano titoli scolastici superiori alla licenza media era il 22,4%, nel 2015 sono il 12,6%. I ragazzi iscritti alle scuole superiori nell’anno 2014/15 sono stati 167.000 e 13.700 nei percorsi di istruzione e formazione professionale in agenzie formative.

    Nel 2015/16 i giovani piemontesi iscritti all’università sono stati 86.200 con prevalenza femminile (56.000 pari al 59%); il 5% (4.500) sono i residenti piemontesi con cittadinanza straniera.

    Il 26,5% dei giovani piemontesi si ferma alla licenza media; l’8,4% ha una qualifica professionale; il 41,6% ha il diploma; il 23,5% ha un titolo universitario o un corso post diploma.

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