• Sul matrimonio omosessuale la ministra Fornero fa un passo indietro

    Matrimonio sì, matrimonio no: attorno al destino delle coppie omosessuali si è aperta una discussione che non è accettabile finisca in una fase di stallo. Non è più il momento delle parole, ma quello dei fatti.
    Nei giorni scorsi abbiamo apprezzato le parole della Ministra Fornero quando ha aperto in qualche modo al dibattito sulla famiglia, ammettendo che nel nostro paese sono aumentate le forme di convivenza anche tra persone dello stesso sesso che chiedono di essere riconosciute come famiglie. Tirata però poi per la giacca dal quotidiano cattolico Avvenire, Fornero ha fatto qualche passo indietro rispetto alla posizione della settimana scorsa, riservando l’istituto del matrimonio alle coppie eterosessuali e parlando di tutela di diritti dei singoli per quelle omosessuali.
    La questione deve essere affrontata ed al più presto anche da questo Governo che non può nascondersi dietro alla tecnica. Fornero non deve solamente mettere in evidenza i problemi, ma deve cercare di risolverli. Le coppie formate da persone dello stesso sesso devono essere riconosciute dallo Stato italiano.
    Riformare le pensioni, il sistema lavorativo, la tassazione e così via non è solo un compito tecnico, ma ha risvolti essenzialmente politici. Allo stesso modo regolamentare il matrimonio, o l’unione civile, tra cittadini dello stesso sesso non è una scelta esclusivamente politica, ma anche tecnica perché andrebbe a ricadere sulla vita economica degli stessi garantendo loro diritti che attualmente non hanno. Parliamo di provvedimenti che ricadono sulla casa (in caso di decesso di uno dei due coniugi l’altro deve avere un testamento in mano per garantire che la casa sia anche sua); sulla pensione (attualmente la reversibilità è un sogno); sulla sanità e anche sulle eventuali separazioni.
    Il problema è molto più pratico e meno ideologico di quanto si possa pensare.

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