• La memoria per alimentare la lotta alla discriminazione

    Un triangolo di colore rosso identificava i prigionieri politici; due triangoli di colore giallo appositamente sovrapposti identificavano i prigionieri ebrei; un triangolo marrone identificava gli zingari; un triangolo nero identificava i vagabondi, gli etilisti, i malati di mente, le prostitute, le lesbiche; un triangolo viola identificava i testimoni di Geova; un triangolo rosa identificava i prigionieri omosessuali; un triangolo azzurro identificava gli emigrati; un triangolo verde identificava i delinquenti comuni.

    Il 27 gennaio del 1945 i soldati dell’Armata rossa entrarono ad Auschwitz e da quel momento il mondo intero giorno dopo giorno poté scoprire tutti gli orrori del nazi-fascismo. Ancora oggi a distanza di settantuno anni siamo chiamati a ricordare uno dei punti più bassi della storia dell’umanità e a rinnovare il suo ricordo, anche nelle menti di chi le atrocità della guerra le ha potute vedere, fortunatamente, solo sui libri scolastici.

    La memoria è come un fuoco che deve essere alimentato quotidianamente per produrre i suoi effetti nel presente, nell’oggi, nel giorno in cui viviamo e in quello in cui vivremo. Ricordarci di quando ebrei, zingari, vagabondi, prostitute, lesbiche, omosessuali, emigrati, delinquenti, rivali politici e testimoni di Geova venivano rinchiusi dentro i campi di concentramento deve essere la legna che alimenta il fuoco della lotta a ogni forma di discriminazione. La differenza è un valore.

    Questo è il messaggio che porterò questo pomeriggio all’auditorium della Scuola Internazionale Europa St. “Altiero Spinelli” alla messa in scena dello spettacolo “I degni dell’offesa”. Un evento che trae spunto da alcuni documenti d’archivio, tra cui circolari scolastiche del 1938 o 39′ che furono applicative delle leggi razziali del fascismo.

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