• Jo Cox è stata uccisa dall’intolleranza xenofoba

    Jo Cox è stata uccisa da un neonazista che l’ha accoltellata e le ha anche sparato. Si è accanito contro di lei perché era una donna sostenitrice dei diritti di tutti: contro la povertà, la sofferenza e le discriminazioni. Si stava impegnando a sostegno della permanenza del Regno Unito dentro l’Unione Europea e contro la xenofobia e il terrorismo psicologico di una certa politica.

    L’assassinio di Jo Cox arriva a pochi giorni dalla strage di Orlando: 49 vittime appartenenti tutte a una stessa comunità quella omosessuale. Una carneficina che ha le radici profonde nell’odio e nella paura del diverso, proprio gli stessi timori e la stessa intolleranza che ha spinto un folle psicopatico a freddare una giovane donna impegnata, con i laburisti inglesi, per la crescita di una società multiculturale.

    Sarebbe uno sbaglio se oggi sottovalutassimo la paura del diverso che una parte della popolazione dimostra di avere. Il nostro compito è quello di lavorare per una società inclusiva. Dobbiamo contrastare chi non condanna con forza queste violenze (e purtroppo anche in queste ore vediamo troppe ambiguità anche da parte di certi politici nel commentare i fatti) e chi racconta bugie per accaparrare voti sulla strumentalizzazione dei migranti, degli omosessuali, delle libertà delle donne e della libertà religiosa.

    Anche quest’anno VOX (Osservatorio italiano sui diritti), insieme alle università di Milano, Bari e Roma, ha tracciato la mappa dell’intolleranza sul web. Cosa hanno fatto? Hanno mappato i tweet contro donne, omosessuali, disabili, immigrati, ebrei e musulmani, per fotografare un’Italia intollerante verso le minoranze e le diversità. I risultati?

    In totale sono stati estratti e analizzati 2.659.879 tweet, rilevati tra agosto 2015 e febbraio 2016. In totale sono stati registrati: 285.000 tweet contro le donne; 35.000 contro gli omosessuali; 38.000 tweet razzisti; 22.000 contro i musulmani; 7.000 contro gli ebrei. Il web può diventare terreno fertile per diffondere odio e razzismo.

    Voglio ricordare che come Regione Piemonte abbiamo voluto dotarci di uno strumento contro le discriminazioni, la Legge regionale n. 5 il 23 marzo 2016 “Norme di attuazione del divieto di ogni forma di discriminazione e della parità di trattamento nelle materie di competenza regionale”. Chi subisce una discriminazione deve denunciare la violenza che ha subito in modo da attivare quel sistema di protezione e sensibilizzazione che può scardinare l’intolleranza.

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