• Ballottaggio: l’alternativa a Piero Fassino non è affatto chiara

    Il confronto al teatro Carignano dei due candidati a sindaco per la città di Torino ha dimostrato che l’alternativa a Piero Fassino non è affatto chiara.

    Al di là delle parole usate come slogan, come merito, trasparenza, attenzione ai “poveri”, nessuna proposta concreta. E sull’immigrazione ogni volta Chiara Appendino associa il tema alla questione sicurezza, secondo un approccio culturale che non mi appartiene, e cita come unica proposta il comitato interfedi, peraltro già attivo. La sola variante in questo ultimo confronto, perché sollecitata dalla domanda, è stata l’attenzione a quelle che chiamiamo le seconde generazioni. Come poi la città intenda agire nei loro confronti, a suo avviso, è un buco nero, ingigantito dagli endorsement leghisti, a partire da quello dell’onorevole Borghezio e del leader nazionale Matteo Salvini.

    Le uniche certezze che abbiamo sono quelle derivate da come il M5S si ė comportato agli altri livelli istituzionali. In Consiglio regionale votando gli atti di Maurizio Marrone, esponente di Fratelli d’Italia, e in Parlamento votando per esempio contro il bonus bebè per gli immigrati regolari, a proposito di seconde generazioni. Analogamente il Movimento non ha votato alla Camera a favore dell’abolizione del reato di immigrazione clandestina, così come non ha votato lo ius soli.

    Ad avvalorare i miei timori Chiara Appendino ha rivendicato la sua appartenenza al M5S e su un tema come questo una grande città può dare contributi determinanti, in un Paese in cui ancora non esiste un modello precostituito di “integrazione” come in Francia, Germania o Inghilterra, ma il modello lo si sta costruendo giorno dopo giorno proprio partendo dal basso cioè dalle amministrazioni comunali.

    Torino non può cambiare rotta su queste politiche, che saranno sempre più decisive, anche a livello locale. Certo, si può e si deve ancora migliorarle andando anche verso un giusto equilibrio fra diritti e doveri.

    Per chi crede nei valori della sinistra, dell’uguaglianza, dei diritti civili e delle pari opportunità, questi elementi sono dirimenti nella scelta del voto a Pero Fassino e non sono di certo negoziabili con il solo scopo di fare un dispetto al premier o come rivalsa locale.

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