• I Centri antiviolenza piemontesi nel 2016 hanno seguito 1.921 donne; 77 accolte nelle case rifugio

    Una serie di incontri sul territorio regionale per dare visibilità ai centri antiviolenza e per confrontarci con le operatrici che quotidianamente operano per contrastare la violenza sulle donne in Piemonte. Durante “I lunedì nei centri antiviolenza” abbiamo soprattutto voluto ascoltare la loro voce cercando di valorizzare l’attività che viene svolta.

    Oggi, con la visita al centro antiviolenza gestito dall’associazione Punto a Capo di Chivasso, abbiamo quasi raggiunto la prima metà del nostro cammino. In Piemonte i centri antiviolenza sono 14 e noi al momento ne abbiamo visitati sei. Un primo bilancio che cade anche all’inizio della settimana più importante per le politiche di contrasto alla violenza sulle donne in vista del 25 novembre, la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

    I centri antiviolenza che ho visitato sono la struttura del Comune di Torino, il Telefono Rosa Piemonte, il centro Donne&Futuro Onlus, il centro di Pinerolo gestito dall’associazione Svolta Donna, il Centro Donna Arci Valle Susa di Collegno e il centro antiviolenza gestito dall’associazione Punto a Capo di Chivasso.

    La rete regionale dei 14 centri antiviolenza e delle 9 case rifugio nel 2016 ha lavorato in modo sistemico e senza sosta: 1.921 donne seguite dai Centri antiviolenza nel 2016 e 1.209 nel primo semestre 2017; 77 donne accolte nelle case rifugio nel 2016 e 43 nel primo semestre 2017; 61 donne accolte in altre strutture nel 2016 e 35 nel primo semestre 2017.

    Molto interessante è l’analisi di quel che fino a oggi ci è stato detto. L’analisi dei dati che ci sono stati forniti dal Telefono Rosa Piemonte rivelano come l’apertura in orari non usuali consenta di intercettare la violenza di genere in modo significativo e allo stesso tempo i 1.709 contatti via mail o social network ci fanno capire come le nuove tecnologie svolgano un ruolo fondamentale nel contrasto alla violenza sulle donne. Alcune criticità ricorrenti ci sono state segnalate anche dagli altri cinque centri antiviolenza come per esempio l’importanza del lavoro di condivisione con le forze dell’ordine e di sensibilizzazione all’interno dei contesti sociali; la complessità dei casi che vengono affrontati, vittime di origine straniera, maltrattanti con dipendenze, situazioni di precarietà lavorativa; la fascia di età delle donne che vengono maltrattate che sono sempre più sia giovanissime, sia over 65; il tema della residenza fittizia per le donne che sono costrette ad abbandonare il proprio nucleo familiare; il fatto che le donne che affrontano un percorso di uscita dall’abuso di alcolici spesso sono state anche vittime di violenza; il tema della violenza su donne rifugiate che richiede interventi a integrazione di quelli previsti nei casi di tratta, ma non necessariamente coincidenti; la delicatezza degli interventi che debbono essere effettuati nei confronti dei minori vittima di violenza assistita sui quali si fa fatica ad attivare percorsi a causa dell’enorme mole di lavoro che hanno in capo sia i servizi sociali che la neuro psichiatria infantile. Senza dimenticare la violenza economica, un aspetto che ci è stato sottoposto proprio questa mattina e che non meno pericolosa di quella fisica perché spesso prestiti o debiti di gioco dell’ex marito ricadono sulle donne.

    Soddisfacente il giudizio che le operatrici dei centri antiviolenza hanno dato sul Fondo di solidarietà per il patrocinio legale alle donne vittime di violenza e maltrattamenti. Si tratta di uno strumento previsto dalla legge regionale contro la violenza sulle donne che si è dimostrato utile soprattutto per le donne che non possono accedere al gratuito patrocinio. Un altro strumento sul quale l’assessorato ha deciso di lavorare è il congedo Inps, introdotto nel 2016 e che consente alla donna vittima di violenza di ottenere un permesso retribuito dal lavoro; nel 2017 le richieste sono diminuite e le motivazioni potrebbero essere molteplici, anche legate alla non conoscenza di questo strumento. Approfondiremo il 23 novembre alle ore 15 presso la Sala INPS in via XX Settembre 34 a Torino durante il convegno dal tema “Congedo indennizzato per le vittime di violenza: facciamo il punto”.

    Durante gli incontri sul territorio che stiamo portando avanti ho potuto toccare con mano la graduale attuazione della legge regionale contro la violenza sulle donne che abbiamo approvato l’anno scorso. A Pinerolo, per esempio, presso i locali dell’Asl To3 ho incontrato gli operatori e le operatrici che compongono l’equipe multiprofessionale, prevista dall’articolo 18 della legge regionale, integrata con i servizi sociali e i due centri antiviolenza del territorio, Svolta Donna e ARCI Valle Susa, che lavorano insieme per rendere sistemico il contrasto alla violenza di genere, in applicazione di un protocollo dell’azienda sanitaria che rende effettivo lo spirito della nostra legge regionale.

    Quel che dobbiamo fare è contrastare la violenza sulle donne promuovendo la cultura della parità di genere e del rispetto dei sessi. Dobbiamo agire anche sugli uomini maltrattanti e, soprattutto, sulle nuove generazioni e per farlo dobbiamo entrare nelle scuole.

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