• Cani pericolosi?

    Sono molto dispiaciuta di non aver potuto partecipare alla presentazione del libro “Cani pericolosi?” di Stefano Nicelli e Valeria Rossi, ma sono a casa influenzata.
    Ho letto con attenzione il libro e desidero fare qualche riflessione, soprattutto in corrispondenza al cattivo rapporto denunciato tra politica e cultura cinofila. Si dice che a legiferare sui cani siano persone che in realtà non sanno nulla di cani.
    Sono d’accordo, anche se qualche volta i politici provano, almeno alcuni, a documentarsi. Nella discussione dell’anno scorso in Consiglio Comunale sul Regolamento Tutela Animali, la discussione è stata sì spesso poco produttiva, o perché gli argomenti trattati sono stati considerati di poco rilievo, o perché, proprio sulle questioni riguardanti i cosiddetti cani pericolosi o mordaci, il confronto si è pressoché radicalizzato tra posizioni cinofobe ed animaliste integraliste. Su questo punto, la mediazione raggiunta è stata la definizione di una “Commissione Tecnico Scientifica permanente con il compito di elaborare interventi e studi volti a prevenire comportamenti aggressivi da parte di cani, che possano procurare danno all’incolumità pubblica”. Non è stata creata nessuna lista di cani pericolosi. Solo, con l’obbligo di tenere nei giardini, parchi ed aree pubbliche, i cani al guinzaglio, di lunghezza non superiore a due metri, si è aggiunto quello di munire di apposita museruola “i cani di indole mordace”. Capite quindi che il nostro Regolamento è stato il risultato di un lungo lavoro di approfondimento per giungere a soluzioni condivise, anche non ottimali.
    Però, così come è stato sottolineato da numerose associazioni animaliste, che hanno contribuito attivamente alla sua elaborazione, il Regolamento costituisce un modello culturale, educativo ed etico per una migliore e più solidale convivenza con gli animali della città. Si stabilisce, ad esempio, che “i regolamenti condominiali non possono contenere disposizioni che vietino la detenzione di animali” e “nei locali aperti al pubblico e nei pubblici uffici, i cani accompagnati dal padrone o dal detentore hanno libero accesso salvo diversa indicazione comunicata dal Responsabile della struttura tramite l’affissione di apposito cartello esposto in modo visibile all’ingresso.”
    Anche in questo caso, così come denunciano gli autori del libro, la comunicazione del Regolamento non è stata tra le migliori, poiché spesso si è concentrata sugli aspetti più curiosi, anche ridicolizzandoli, come il divieto di fare le meches ai barboncini.
    Bisogna però sottolineare che la regola delle tre S (sesso, sangue e soldi) vale per tutte le notizie. Ritengo che i lettori critici diffideranno del titolo dell’articolo “Cane killer azzanna bambina”, come di altre notizie “gridate”. Tuttavia questo tipo di informazione certamente non aiuta a sviluppare una cultura positiva nel rapporto con i cani. Io stessa, leggendo il libro, ho scoperto come anch’io sia vittima di luoghi comuni, soprattutto in relazione ai pit bull. La storia “il branco” a pag. 77 è emblematica ed invito a leggerla.
    Così come è molto interessante il confronto tra le legislazioni di diversi Paesi, in alcuni dei quali, come nello stato di New York, si supera il concetto di razza pericolosa, definendo la pericolosità in base al comportamento del singolo animale. In Italia, l’ultima ordinanza del dicembre 2006 prevede 17 razze cosiddette pericolose. Siamo molto indietro rispetto ad altri stati che, superando questa classificazione, hanno però investito sulla prevenzione, introducendo dei programmi di preparazione e test, a cui sottoporre cani e padroni, per ottenere degli attestati di “cittadinanza canina”.
    Sono anch’io dell’opinione che bisognerebbe eliminare queste liste di proscrizione, del tutto inattendibili. Contemporaneamente è però necessario capire come importare in Italia esperienze di altri Paesi che rendano più responsabili i padroni ed anche gli allevatori.
    Questo libro offre l’occasione per discutere e soprattutto provare ad informare sul fatto che il cane è un animale complesso, non un giocattolo, da educare e rispettare, in una convivenza equilibrata.

1 Comment

  1. Anonymous says:13 Febbraio 2007 at 12:24

    Cara Monica, complimenti per il tuo sito e anche per il tuo nuovo blog. Eccoti un piccolo contributo per rompere il ghiaccio e avviare magari qualche discussione.
    C’è chi dice che chi sa educare un cane sa educare anche i figli. Io ho avuto parecchi ottimi cani e un solo figlio e nessun cane mi ha mai detto “che rottura!”, quindi il detto non deve essere del tutto attendibile. A parte questo mi scuso per non avere ancora letto “Cani Pericolosi?” e neppure il Regolamento Comunale. Apprendo dal tuo articolo sull’argomento che i regolamenti condominiali non possono escludere questi animali dai condomini: mi pare giustissimo. E’ stato molto triste, ed è un ricordo incancellabile, per me quattordicenne, scoprire che i miei genitori avevano fatto sopprimere la mia cagnetta perchè l’amministrazione del condominio dove stavamo per andare a vivere, la FIAT, proprietaria degli appartamenti, si era mostrata inflessibile: o senza cane o senza appartamento. Che dire però di quelli che si tengono in 40, 50, 60 metri quadrati, lontani dalla più piccola zolla di terra, alani, pastori vari, rott weiller, schnauzer giganti e persino Husky e Alaskan Malamuth, razze queste ultime, quant’altre mai sfortunate a causa dell’insana moda che una quindicina d’anni fa le ha disseminate abbondantemente e cinicamente in tutti i condomini d’Italia da Bolzano ad Agrigento? Questo dovrebbe vietarlo il nostro Regolamento Comunale, dato che è una forma di maltrattamento..e delle peggiori. E’, oltre che un atto di crudeltà nei confronti degli animali, una mancanza di prevenzione degli incidenti da parte dell’Amministrazione, dato che è ragionevole supporre che padroni così scriteriati ed egoisti non siano buoni educatori dei loro animali. Occorrerebbe, mi pare, creare una patente da concedere a chiunque voglia avere un cane, solo dopo un corso obbligatorio. La patente deve essere revocabile qualora l’animale si riveli aggressivo. So che quella che sommariamente indico non è una via facile e che un tale regolamento rischia di entrare pesantemente e indebitamente nella sfera dei diritti della persona, ma per quanto difficile, mi pare che quella sia la strada da studiare e poi da percorrere. Quanto alle meches ai barboncini, direi che occuparsene è propro un modo per non occuparsi delle faccende più serie.
    Ti saluto con l’affetto e la stima di sempre. Ora che ti occupi d’ambiente… io ci sono più che mai! Silvio Lavalle

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