• Sul CSI-Piemonte anche i saggi ci danno ragione

    La nota dei saggi (Curcurutu, Ferranti e Asprea) che si sono occupati di analizzare la situazione del CSI-Piemonte per alcuni aspetti ci conforta perché in parte ripercorre le considerazioni che nel tempo abbiamo fatto anche noi.
    E’ una relazione condivisibile quando dice che prima bisogna sanare la situazione finanziaria del CSI-Piemonte e affidargli prioritariamente tutta l’informatizzazone pubblica piemontese, allargando il perimetro dei servizi, e solo dopo aprire una discussione sulla ragione sociale. Ancor di più è condivisibile quando dice che i documenti del Consiglio di Amministrazione non spiegano perché dovrebbe convenire agli enti privatizzare il consorzio. Meno condivisibili sono i passaggi che affrontano il tema di un possibile ricorso alla mobilità per i dipendenti e sulla sensatezza di un CSI-Piemonte che privatizza la parte operativa.
    Oggi in I Commissione è stato discusso il piano industriale che è in radicale contrasto con la mozione approvata martedì scorso dal Consiglio comunale di Torino, che chiedeva un rilancio del CSI come consorzio pubblico e unitario, motore dell’innovazione della PA e volano dell’intero settore ICT locale. Rimaniamo fermamente convinti che il CSI debba rappresentare una risorsa per il territorio che debba essere sfruttata al fine di rendere un servizio migliore ai cittadini.

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