• Nessuna fuga in avanti, né subalternità: la cosa giusta

    Domani  saremo in piazza SS. Apostoli a riaffermare pubblicamente la nostra, le nostre scelte. Per dire stiamo facendo “la cosa giusta”.

    La giornata potrebbe in apparenza esserci sfavorevole nella  visbilità mediatica: domani i riflettori saranno puntati  sulla tormentatissima assemblea nazionale del Partito Democratico, e contemporaneamente si dovrebbe tenere una manifestazione del PdL a sostegno di Berlusconi.

    Invece questa concomitanza potrebbe essere trasformata in un punto di forza. Nella confusione, nel disorientamento generali, noi ci siamo con la nostra coerenza, a disposizione di chi è interessato a riorganizzare il campo della sinistra.

    Dopo aver dato gambe al cambiamento con l’elezione dei presidenti delle Camere,è seguita un’involuzione, camuffata come necessaria pacificazione nazionale, ineluttabile gesto di responsabilità, non compresi dal popolo della sinistra e rispetto ai quali il Partito Democratico ha stravolto il mandato avuto dai propri elettori con Italia Bene Comune.

    Ora il PD è alla ricerca delle sue ragioni fondative, non solo di una nuova leadership. Sarebbe una sconfitta se risolvesse il congresso come  una cruenta conta interna, approdando ad una mera redistribuzione di posti fra le diverse correnti, a seconda dei pesi.

    Vorrei invece che la partita che noi avevamo aperto continuasse. C’è bisogno di un secondo tempo, dopo il risultato negativo del primo. E nella partita si debbono ritrovare i contenuti della sinistra e nuove modalità, che rimettano in connessione la politica con il cosiddetto “mondo reale”.

    Un mondo in crisi, sotto tanti punti di vista, economico, sociale, culturale, che domani proveremo a far parlare,  ma che non vede più nella politica lo strumento per risolvere i problemi. Alle elezioni, una reazione molto più ampia, di quanto pensassimo,  è stata infatti quella di voler vedere rappresentata la mera protesta rispetto all’inadeguatezza, e non la proposta.

    Ora  anche noi sbaglieremmo a rinchiuderci in un recinto, magari leggermente più largo, rispetto al risultato che ci ha restituito l’esito elettorale, ma senza prospettiva se non si colloca in un progetto più ampio, che vada al superamento delle formazioni politiche così come le abbiamo conosciute finora. Ciò significa pure non ripercorrere strade come quella che possiamo sintetizzare nella Sinistra Arcobaleno.

    E’ necessario dunque aprirsi ad un confronto a 360 gradi, a partire dall’opposizione in parlamento, che non è tattica, come sostengono alcuni esponenti del M5S, né a prescindere, indipendentemente dal merito dei contenuti.

    L’azione più forte dovrà però essere quella di raccordare questa attività con il dialogo diffuso nei territori, l’ascolto in tutto il Paese. Ciò deve tradursi anche nel continuare a cimentarci nella pratica di governo dove il centrosinistra può ancora rappresentare un modello con buone pratiche da valorizzare, e altre da mettere in discussione all’interno di un rapporto da rendere più stretto con i cittadini, impiegando gli strumenti a disposizione, come referendum , proposte di deliberazione o leggi di iniziativa popolare, e nuovi, sul web, che non ha un potere salvifico, ma non è neanche da demonizzare.

    In questo momento, non sono possibili fughe in avanti, né possiamo permetterci la subalternità rispetto a ciò che capita nel mondo politico esterno,a partire dal Partito Democratico.

    Per questo domani saremo a Roma con la consapevolezza e la presunzione di fare “la cosa giusta”.

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