• Dopo l’assemblea nazionale di SEL, qualche riflessione nella settimana del Quirinale. Bonino o Prodi?

    Sabato l’assemblea nazionale di SEL è stata molto partecipata, ma ho colto, più di altre volte, grande incertezza, peraltro frutto della consapevolezza di essere immersi in un momento difficile per il nostro Paese e anche per la nostra progettualità.

    Con il voto di febbraio si è chiuso un ciclo che abbiamo voluto rappresentare con il passaggio di testimone tra il vecchio coordinamento nazionale, di cui facevo parte, e uno nuovo, molto più largo e a tempo, avendo il compito di portarci fino al nostro congresso, che si terrà entro l’anno.

    In questo modo potrò dedicare più tempo al Piemonte e contemporaneamente sperimentare con maggiore libertà nuove forme di confronto e di riflessione, necessarie per reagire a quella che non possiamo non definire una sconfitta del centrosinistra, e alla distanza, che sta aumentando, tra la politica e la vita fuori dai palazzi.

    La soluzione non può essere solo organizzativa o l’adozione di altri strumenti comunicativi, ma bisogna percorrere strade innovative in tutti gli ambiti. Vorrei da oggi avviare un confronto continuo su ciò che sta avvenendo nazionalmente così come nella mia regione, in modo snello e diretto.

    In questa direzione ritengo molto interessanti le riflessioni avanzate nel documento di Fabrizio Barca.

    Registro in esso con piacere che sia stata sdoganata la parola “sinistra”, che non ha più bisogno di essere puntellata dalla stampella del “centro”. Una scelta di campo da rilanciare nei contenuti e nelle forme. Aggiungo lasciando da parte l’estenuante dibattito già affrontato in passato se venga prima il contenitore o il contenuto.

    Anche perché c’è bisogno di ripensare la stessa forma partito, non da archiviare, ma da rifondare, affrontando tanti nodi finora lasciati irrisolti, nel rapporto tra simpatizzanti, iscritti, funzionari e eletti. Per molto tempo ci siamo posti il problema senza risolverlo di non ridurre i partiti a comitati elettorali o alla rete degli eletti, così come di rivedere il processo di costruzione delle decisioni, interrogandoci sulla modalità di coinvolgimento di iscritti e militanti.

    Per Barca, ai vecchi partiti è complementare la macchina dello Stato arcaica e autoreferenziale. E concordo che sia venuto il tempo di affrontare una nuova strada che superi la soluzione socialdemocratica e lo Stato minimo liberista. Questa riflessione deve essere naturalmente portata a livello europeo. Credo che abbiamo fatto bene a decidere sabato di avviare la richiesta al Partito Socialista Europeo di accogliere la nostra richiesta di adesione. E’ un modo concreto di andare oltre l’affermazione che vogliamo lavorare agli Stati Uniti d’Europa.

    Sviluppare questi temi significa mettere da parte la banalizzazione del nostro percorso che ci vuole semplicemente pronti a confluire nel Partito Democratico, così come adesso si configura, o peggio a “rientrare”, quando non siamo mai stati al suo interno.

    E anche evitare il pericolo di cercare una nostra soluzione nell’inseguimento del M5S, che è stato votato anche da molti elettori sicuramente vicini alla sinistra. Altro è cercare il dialogo con questa nuova forza politica, con la quale condividiamo molti punti programmatici. Un appunto: a chi ci rimprovera di non essere riusciti a porli con forza nella nostra campagna elettorale e al Partito Democratico, rispondo che gran parte del successo elettorale del M5S non dipende affatto dal suo programma, ma dal messaggio antisistema.

    Adesso però i nostri temi hanno una forza contrattuale maggiore, e dobbiamo allora provare a enfatizzare questi punti comuni con il M5S, applicando quello che è stato chiamato il “metodo Boldrini”, ad esempio nella partita del Quirinale.

    In questa partita, debbo riconoscere che sono da sempre sensibile alla carta femminile, ma non apprezzo il fatto che l’unica donna candidabile nel nostro Paese sia sempre e soltanto Emma Bonino, seppur autorevole. Nello stesso tempo fra i nomi maschili che emergono quello che mi convince di più è Romano Prodi.

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