• Congedo lavorativo per le donne vittime di violenza: uno strumento da conoscere

    Uno degli strumenti che è necessario promuovere e far conoscere assolutamente è il congedo lavorativo per le donne vittime di violenza. Si tratta di un’opportunità, utile soprattutto perché aiuta la costruzione del futuro della vittima di violenza. Contrasto e prevenzione significa anche pensare al domani. È per questo motivo che Regione Piemonte e INPS hanno voluto promuovere per oggi pomeriggio un momento di confronto sul tema.

    Il convegno dal tema “Il congedo lavorativo per le donne vittime di violenza: un diritto ancora poco conosciuto?” è stato un momento di approfondimento importante. Oltre all’assessora regionale Monica Cerutti al tavolo erano seduti: Giuseppe Baldino, direttore regionale INPS; Cristina Tumiatti, presidente del Centro congressi dell’Unione industriale di Torino; Elena Ferro, per le segreterie regionali piemontesi di CGIL, CISL e UIL.

    In tutto il Piemonte dal 2016 vi sono state soltanto circa 20 richieste di congedo. Abbiamo riflettuto sui possibili miglioramenti che devono passare innanzi tutto da una maggiore conoscenza dello strumento, ancora poco diffusa. Un altro miglioramento potrebbe essere il frazionamento dei mesi. In più è un problema che la legge nazionale non preveda il congedo per le assistenti domiciliari. Si potrebbe comprendere inoltre come attivare nei luoghi di lavoro percorsi di sostegno di chi ha subito violenza a partire da quello psicologico.

    Uno degli obiettivi di questo incontro è stato anche quello di far conoscere l’accordo regionale sulle molestie e la violenza nei luoghi di lavoro tra Confindustria Piemonte e CGIIL, CISL e Uil del Piemonte, e poter definire misure concrete di attuazione a partire dalla formazione sui luoghi di lavoro. Il confronto è stato anche l’occasione per illustrare alcuni dati relativi all’attuazione della legge regionale 4/2016. A Torino e provincia vi sono 7 centri antiviolenza che nel 2016 hanno seguito 1.511 donne di cui 985 con figli; nel primo semestre del 2017 sono già 949 le donne seguite, e di queste 639 con figli. Gli altri 7 centri antiviolenza sulle altre province hanno seguito 410 donne nel 2016, di cui 286 con figli; nel primo semestre 2017 sono state 260, di cui 181 con figli. Numeri che indicano la portata del problema.

    Credo che su un tema come questo sia fondamentale dare un’immagine di unità, far capire alla popolazione che le istituzioni lavorano insieme e provano a costruire prevenzione e contrasto al fenomeno della violenza di genere. Il nostro è un lavoro che si svolge tutto l’anno. Un dato positivo, forse frutto anche di questa attività continua: i femminicidi in Piemonte negli ultimi due anni hanno subito una flessione: se nel 2012 erano 16, 15 nel 2013 e nel 2014, nel 2015 e nel 2016 sono stati rispettivamente 8 e 10. Magari anche un pezzettino del lavoro che stiamo facendo ha influito su questo risultato. Le istituzioni non si possono sottrarre, ma ciascuno di noi può fare la propria parte, senza girarsi dall’altra parte.

    (FOTOGRAFIE DI PAOLO SICCARDI)

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