• Acciaierie Riva di Lesegno, adesso sembra chiaro il percorso che dovrà garantire stabilità ai lavoratori, le istituzioni però vigilino perché tutto venga fatto nel modo più trasparente possibile

    Il 25 di settembre il gruppo consiliare di Sinistra Ecologia Libertà con Vendola in Regione Piemonte ha presentato un’interrogazione all’assessora al Lavoro chiedendo l’apertura di un confronto e un dialogo con i colleghi delle altre regioni coinvolte dalla crisi aziendale al fine di mettere in atto un’azione unitaria volta a incalzare il Governo nel merito della questione.

    ll gruppo siderurgico RIVA, proprietario dell’Ilva, aveva annunciato di voler cessare tutte le attività in Italia, nei comuni di Verona, Caronno Pertusella (Varese), Lesegno (Cuneo), Malegno, Sellero, Cerveno (Brescia) e Annone Brianza (Lecco), mettendo a rischio il futuro di 1.402 lavoratori in tutto il Paese. Solo in Piemonte sarebbero stati coinvolti 257 lavoratori, di cui 172 operai, dello stabilimento di Lesegno che produce billette laminate, barre a caldo, tonde a caldo, travi e ferri a “U”.

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    Nel 2012 Riva Acciaio ha registrato 868 milioni di fatturato (1.046 milioni nel 2011). La decisione della chiusura degli impianti si inquadrava nel lungo braccio di ferro che da più di un anno contrappone la famiglia Riva alla magistratura di Taranto ed è conseguente al sequestro conservativo di 916 milioni di euro effettuato dalla Guardia di Finanza di Taranto.

    Due giorni dopo la presentazione della nostra interrogazione si è tenuta presso il Ministero dello Sviluppo economico una riunione presieduta dal Ministro Zanonato nella quale è stato affermato che gli stabilimenti avrebbero riaperto il 1 di ottobre e così è stato. Ci è stato riferito dall’assessorato che tale decisione è stata resa possibile grazie ai provvedimenti assunti dal GIP di Taranto, con cui si è garantita agli istituti bancari la possibilità di riaprire l’operatività bancaria con il gruppo, assicurando che i nuovi incassi della società Riva Acciaio non saranno oggetto di ulteriori sequestri e potranno invece essere utilizzati per il fabbisogno di continuità aziendale. Inoltre per quanto riguarda le somme sequestrate, 60 milioni di euro, è stato individuato un percorso, condiviso dal GIP,  volto a reimmettere nel ciclo dei pagamenti aziendali anche gli importi sequestrati. In tale percorso è stato introdotto l’accattonamento progressivo, tramite un piano economico finanziario che sarà predisposto sotto lo stretto controllo dell’amministratore giudiziario e che sarà di un importo pari alle risorse che verranno liberate dal sequestro.

    Al momento sembra chiaro il percorso che dovrà garantire stabilità ai lavoratori dello stabilimento, le istituzioni però vigilino perché tutto venga fatto nel modo più trasparente possibile.

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