• Caro Benessia sul grattacielo siamo con lei

    E’ passata una settimana dal nostro incontro casuale sull’aereo Roma-Torino alla presenza del sindaco Sergio Chiamparino.
    In quell’occasione, sorvolando Torino, durante l’atterraggio, il sindaco ha ironizzato su quanto è bella la nostra città dall’alto e su come lo sarà ancora di più con il grattacielo di Porta Susa, non raccogliendo la mia approvazione, e adesso apprendo anche la sua.
    Leggo infatti, dopo qualche giorno, le sue considerazioni non proprio in sintonia con il primo cittadino: La torre Intesa Sanpaolo, a suo avviso, sarebbe “una bestia strana, che costa tanto, che mangia energia, che come tutti i grattacieli dopo un certo numero di anni deve essere abbattuto e rifatto.”
    Che il presidente della Compagnia di San Paolo, la maggiore azionista di Intesa Sanpaolo, faccia queste affermazioni ha stupito non poco. Chi ci vuole vedere solo un suo schiaffo al principale sostenitore del grattacielo, vale a dire il presidente Salza, banalizza le sue affermazioni.
    Affermazioni, a mio avviso, che rispecchiano la torinesità, la sua concretezza, che vorrebbe che la nostra città contasse di più rispetto a Milano all’interno del polo bancario, ma nei fatti, nell’organizzazione, non solo simbolicamente con un’opera che, paradossalmente, andrebbe a rappresentare un potere che nella realtà non c’è.
    Dall’altra le sue perplessità sono sul fronte dell’impatto ambientale e energetico. Su questi aspetti proprio in questi giorni stiamo esaminando in Consiglio Comunale i risultati della Valutazione Ambientale Strategica, che ha preteso chi come me non era ideologicamente contraria a priori alla costruzione dell’opera, ma ritiene che il suo impatto sia stato sottostimato.
    Le sue parole riflettono anche le difficoltà di questo periodo, in cui le condizioni sono profondamente mutate rispetto a quando il grattacielo è stato concepito.
    Non solo per il fatto che non ospiterà più l’ufficio del dottor Modiano, così come lui stesso ci aveva assicurato in Commissione Urbanistica, quando tutti sapevamo che la Banca dei territori di cui era responsabile ha la sua forza nelle filiali sparse sul territorio, e non nella concentrazione in un unico edificio.
    Ma soprattutto per la crisi economica che nel frattempo ha interessato pesantemente la nostra città e tutto il Paese.
    Proprio in base a queste riflessioni, non varrebbe forse la pena ripensare l’opera in una direzione che sia maggiormente sostenibile dal punto di vista ambientale, paesaggistico ed economico. Non si tratta di annullare la costruzione di un edificio che divenga un punto di riferimento a Torino per Intesa Sanpaolo, ma di adattarlo allo spirito dei tempi, in cui i grattacieli non rappresentano più né la sostenibilità, né la modernità, come mi pare Lei stesso si sia espresso.
    Non chiedo di rinnegare le scelte fatte, ma di avere la capacità di rivederle. Non mi sfugge che sono in gioco i rapporti di potere all’interno di Intesa Sanpaolo, ma il mio auspicio è che si possa ragionare anche su come sia meglio investire ingenti risorse finanziarie sul territorio torinese in un momento di crisi.

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