• Sulla vicenda dei profughi l’atteggiamento di chiusura del Comune di Torino rischia solo di essere strumentalizzato

    Nel disinteresse agostano, continua la telenovela dei profughi torinesi, e le istituzioni continuano a offrire un brutto spettacolo.

    Oggi apprendiamo di una seconda lettera di Laura Boldrini, portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, che invita il Comune di Torino a gestire la vicenda in modo adeguato.

    Abbiamo già rilevato l’inadeguatezza dell’attività di coordinamento fra le diverse istituzioni, con un continuo scaricabarile fra loro.

    Dopo aver invocato una prova di forza con la richiesta di immediato sgombero della palazzina di corso Chieri, il sindaco continua a manifestare chiusura totale, dichiarando che il Comune non farà più nulla.

    E’ corretto porre all’attenzione la questione delle risorse, su cui debbono essere sensibilizzati gli altri livelli istituzionali, soprattutto il Governo, ma il Comune non può sottrarsi al suo ruolo di facilitatore alla risoluzione del problema. Esibire i muscoli non serve a nulla, anzi proprio così la vicenda può essere strumentalizzata da coloro che vorrebbero dimostrare che non sia stato fatto nulla per queste persone.

    A questo punto, più che rincorrere le dichiarazioni, spesso fuori luogo, di uno o dell’altro, è necessario comprendere cosa non abbia funzionato con coloro che hanno occupato la palazzina di corso Chieri. Ora una chiusura totale rischia solo di offuscare il lavoro fatto finora dal Comune.

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