• La presidente o l’assessora: non è brutto, è corretto

    Laura Boldrini, la presidente della Camera, nella settimana in cui si celebra l’8 marzo ha voluto mettere in risalto l’importanza della parità di genere grammaticale organizzando per a Montecitorio un convegno dal titolo “Non siamo così. Donne, parole e immagini“. Apriti cielo! Su Twitter, dove Boldrini ha postato la lettera che ha inviato a deputate e deputati con la quale ribadiva l’importanza di usare un linguaggio rispettoso delle Pari Opportunità, sono piovuti una valanga di insulti.

    “Ma volete fare le cose serie? Il lavoro?”; “Pagata per questo? Un’offesa agli italiani e alle italiane”; “Quando non si ha nulla di meglio da fare ci si dedica alle stupidaggini”; “La paladina delle cause inconsistenti e inutili… Un po’ di buon senso, che diamine!”. Questi sono solo alcuni dei messaggi che hanno riempito la bacheca della presidente della Camera. Ma vogliamo veramente far passare il messaggio che queste rivendicazioni siano solamente un capriccio delle femministe?

    Cecilia Robustelli, linguista e collaboratrice dell’Accademia della Crusca, sul quotidiano La Stampa di oggi ha sottolineato come quando i termini sono di poco prestigio è facile usarli, mentre quando il prestigio aumenta si sollevano le eccezioni. E allora vanno bene spazzina o modella, ma non vanno bene assessora o prefetta perché suonano male. In Consiglio regionale martedì abbiamo votato e approvato un ordine del giorno sull’uso del linguaggio di genere presentato dalle consigliere e dai consiglieri di maggioranza. Una indicazione importante che mi dà forza per andare avanti nel mio operato di Giunta.

    È proprio per questo che vogliamo essere definite l’assessora, la presidente o l’ingegnera perché anche i ruoli di prestigio devono essere declinati al femminile. Non è un capriccio, ma una questione di cultura.

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