• L’AIDS C’È. Vincerlo si può

    Si è tenuto oggi il convegno “L’AIDS C’È. In Italia e in Africa, conoscerlo è il primo passo per vincerlo”, organizzato dal Comitato Collaborazione Medica (CCM ong e onlus) che agisce in Africa e in Italia in ambito sanitario, e dall’Osservatorio Italiano sull’Azione Globale contro l’AIDS, rete di 13 Ong italiane e internazionali.

    Nel mondo e in particolare nei Paesi a basso reddito, con un investimento di 13 miliardi di dollari (USD) a sostegno delle azioni del Fondo Globale contro l’AIDS, nei prossimi tre anni si possono salvare 8 milioni di vite ed evitare 300 milioni di contagi; nel lungo termine si risparmierebbero inoltre 290 miliardi di USD. Questo quanto emerge dagli studi di salute internazionale e dal policy paper Il Fondo globale: un’opportunità per l’Italia, una risorsa per le future generazioni dell’Osservatorio Italiano sull’Azione Globale contro l’AIDS.

    In Piemonte, in più di 9 casi su 10 la trasmissione avviene attraverso rapporti sessuali non protetti. Puntare su azioni di educazione e sensibilizzazione efficaci, strutturate e multiculturali è fondamentale per prevenire il contagio. Perché una persona competente sulla propria salute, sul funzionamento del proprio corpo, in grado di fare scelte consapevoli e di relazionarsi in maniera positiva con l’altro è una persona in grado di proteggersi dall’HIV. Questo l’approccio che deve essere alla base dell’azione di informazione sul nostro territorio e quanto proposto oggi dal Comitato Collaborazione Medica – CCM per raggiungere in maniera efficace le fasce più vulnerabili della nostra società, come ad esempio i ragazzi.

    L’AIDS IN PIEMONTE – In Piemonte l’HIV continua essere un problema rilevante in termini di impatto sulla salute, sulla qualità di vita e sui costi per i singoli e la comunità. Nel 2015, le persone che in Piemonte hanno scoperto di aver contratto l’HIV non raggiungono i 250 casi, pari a un tasso di incidenza di poco superiore ai 5 casi ogni 100.000 abitanti. Si stima che le persone che vivono con l’HIV nella nostra regione siano 2 su mille, il loro numero è cresciuto costantemente nell’ultimo decennio. La frequenza di HIV risulta 3 volte maggiore tra gli uomini rispetto alle donne e in alcune classi di età è particolarmente alta: tra gli uomini piemontesi dai 45 ai 54 anni raggiunge lo 0,8% circa. L’HIV si trasmette in più di 9 casi su 10 attraverso i rapporti sessuali non protetti. Negli ultimi 15 anni si osserva una crescita delle diagnosi attribuibili ai rapporti omosessuali non protetti tra gli uomini, pari in media a 6 casi in più all’anno. Le nuove diagnosi di HIV si osservano con frequenza maggiore tra gli uomini (75% del totale) e tra i giovani. Il tasso di incidenza più elevato (14 casi per 100.000) si registra tra i piemontesi di età compresa tra i 25 e i 35 anni. Nei giovani di questa età che hanno rapporti omosessuali non protetti si rileva l’aumento di casi maggiore. I casi di nuova diagnosi di HIV negli stranieri rappresentano il 23% del totale e l’andamento dei tassi di incidenza in questa parte della popolazione presenta un trend in calo, la riduzione è in media di 9 casi l’anno. E’ ancora molto alto il numero di persone che arrivano tardi alla diagnosi, quando il loro sistema immunitario è già compromesso o addirittura quando si è già sviluppata la malattia (AIDS). Nel 2014 una diagnosi tardiva riguarda il 32% dei casi totali, valore che non si discosta in modo significativo da quanto registrato negli ultimi cinque anni. La quota di diagnosi tardiva è più alta tra chi ha contratto l’HIV tramite i rapporti eterosessuali non protetti rispetto ai rapporti omosessuali.

    «L’AIDS c’è ancora in Africa come in Italia ed è per questo che il tema meriterebbe maggiore attenzione sia da parte del mondo politico e amministrativo, sia da parte di quello mediatico. Come Regione Piemonte ci stiamo adoperando soprattutto in tema di sensibilizzazione alla prevenzione. È per questo che nel testo della legge regionale 4 del 2016 è prevista una parte di educazione all’affettività, un percorso culturale che deve portare al rispetto dell’altro e alla consapevolezza della sessualità. Sono necessarie però anche azioni che guardino alla salute dei cittadini e delle cittadine e alla prevenzione. I miei ambiti di azione guardano a chi ha meno facilità ad accedere ai servizi sanitari come gli stranieri o le vittime di tratta ed è pensando a questi che avvieremo un tavolo di lavoro apposito su salute e migrazioni» – ha dichiarato Monica Cerutti, assessora ai Diritti della Regione Piemonte, che ha supportato e ospitato l’incontro.

    IL COMUNICATO TRASMESSO DAL COMITATO COLLABORAZIONE MEDICA

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