• Una guerra di pianerottolo inaccettabile in Giunta regionale sul futuro del CSI-Piemonte

    Sarebbe inaccettabile se i lavoratori del CSI-Piemonte rimanessero vittime della “Guerra di Pianerottolo” scoppiata tra gli assessori Giordano e Monferino. La contrapposizione tra i due esponenti della Giunta Cota ha portato un primo tangibile danno per il consorzio informatico piemontese. Domani in Commissione ascolteremo con attenzione la relazione che ci verrà fornita, ma siamo convinti che adesso sia necessaria un’inversione di rotta.
    Attorno al CSI-Piemonte la situazione ormai è sempre più fosca e le posizioni contrastanti a livello regionale sono sempre più evidenti. All’Assemblea dei soci che si è tenuta ieri il Direttore Generale del consorzio ha proposto a nome del Consiglio di Amministrazione modifiche allo Statuto del CSI volte al coinvolgimento di enti esterni al Piemonte. Un passaggio a suo avviso necessario visto l’ammontare dei crediti che il consorzio ha nei confronti degli enti: all’appello mancano 144 milioni di euro, di questi 43 milioni li deve la Regione per attività già svolte.
    La prova palese della lotta interna alla Giunta sul CSI è arrivata però al momento del voto sull’Atto di indirizzo al CdA da parte di Regione, Provincia e Città di Torino. Questo documento prevedeva l’impegno per i soci consorziati “a far convergere verso il consorzio l’insieme delle attività in materia di ICT, a condizione che le stesse vengano realizzate in termini economicamente vantaggiosi”. Le ASL non hanno votato l’atto di indirizzo optando per l’astensione e dunque non sono vincolate da tale indirizzo, un duro colpo per il CSI che diversamente avrebbe ottenuto finalmente la gestione dell’ICT del sistema sanitario piemontese mettendo in sicurezza i propri conti.
    Nonostante Monferino cerchi di minimizzare la situazione definendo l’astensione un eccesso di zelo, le sue parole hanno comunque un peso. L’Assessore parla di “costi fuori mercato” mettendo così in dubbio l’impegno del consorzio di adeguare i prezzi al mercato. Cosa che ci risulta sia già avvenuta, a partire dalla gestione degli stipendi allineati ai costi stabiliti dal Mef. Monferino fa finta di non saperlo e assume invece una posizione politica e di peso. Ormai il tecnico voluto da Cota è un Super-Assessore, decide sulla sanità, sul bilancio e sull’innovazione: Giordano e Quaglia sono nei fatti superati, ma anche il Presidente potrebbe risultare un esubero nel momento in cui tutte le decisioni chiave vengonomprese dall’un unico cervello addetto ai tagli sistematici.
    Nell’assemblea di ieri sembrerebbe essere stata individuata la via d’uscita dalla crisi: la cessione delle funzioni del consorzio che possano essere “vantaggiosamente” scorporate.  Ma a vantaggio di chi? In questo confuso contesto sarebbe spuntato un soggetto americano. Che impatto ciò avrebbe sull’ict piemontese? Noi siamo continuiamo ad essere contrari alla privatizzazione del consorzio, tanto più che la si stabilisce come approdo senza un piano industriale come premessa.
    E sul mantenimento degli attuali livelli occupazionali, il documento approvato dall’Assemblea dei soci consorziati stabilisce impegni generici.
    Questa crisi, che è anche lo specchio dell’incapacità e pressapochismo di una certa politica, non la devono pagare in alcun modo i lavoratori e le lavoratrici: su questo tema assicuriamo barricate.

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