• Nella giornata mondiale del rifugiato il ministro Riccardi passi dalle parole ai fatti su questo tema

    Sono state 800mila le persone che nel solo 2011 hanno dovuto abbandonare la propria casa per fuggire all’estero. Dal 2000 ad oggi non si era mai verificata una crisi democratica così marcata. Si tratta di persone che arrivano soprattutto da paesi africani: Costa d’Avorio, Sudan, Somalia e Libia.
    Il 20 giugno è la data che è stata scelta per celebrare la Giornata Mondiale del Rifugiato: un evento fortemente voluto nel 2001 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in occasione del 50esimo anniversario della Convenzione di Ginevra 1951. Ieri l’Alto commissariato Onu Unhcr ha pubblicato il suo rapporto annuale che mette in evidenza come tra i Paesi di provenienza, l’Afghanistan si confermi al primo posto con 2,7 milioni di rifugiati, seguito da Iraq (1,4 mln), Somalia (1,1 mln), Sudan (500mila) e Repubblica Democratica del Congo (491mila).
    Il paese che ospita il maggior numero di rifugiati è il Pakistan (1,7 milioni, in larga parte afghani), seguito da Iran (886.500, anche in questo caso in maggioranza afghani) e Siria (750mila, in gran parte iracheni). Solamente al quarto posto arriva il primo paese europeo, la Germania, con 571mila rifugiati (-4% rispetto al 2010). L’italia ospite un decimo dei rifugiati che sono presenti in Germania, sono 58mila. Numeri che ci confermano come la tanto sbandierata emergenza immigrazione non sia confortata dai fatti nonostante le circa 34mila richieste di asilo del 2011. Inoltre Eurostat stima che lo scorso anno il Governo italiano abbia concesso protezione a 7.485 richiedenti asilo su 25.655 istanze: tra questi 1.870 hanno ottenuto lo status di rifugiato, 2.265 la protezione sussidiaria e 3.350 permessi di soggiorno per motivi umanitari. In totale i 27 stati dell’Unione Europea hanno accolto 84.100 richiedenti asilo: i tre quarti delle concessioni sono state formulate da Regno Unito (14.400), Germania (13.000), Francia (10.700), Svezia (10.600), Paesi Bassi (8.400) e Italia (7.500).
    E’ in questo contesto che si colloca la denuncia dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione che mette in discussione l’accordo tra Italia e Libia del 3 aprile 2012. Un patto tra nazioni che, secondo l’associazione, violerebbe la Costituzione mettendo in pericolo i diritti umani fondamentali perché “volto al contrasto dell’immigrazione irregolare, ma che non prevede alcun supporto alla Libia nella definizione di un sistema giuridico conforme agli standard internazionali in materia di protezione internazionale e dei diritti relativi ai lavoratori stranieri e alle loro famiglie”. Di questo accordo non vi sarebbe stata alcuna comunicazione in Parlamento e non sarebbe stato reso noto alcun documento in merito all’accordo. Un fatto gravissimo alla luce del fatto che “ogni accordo o intesa, anche di polizia, devono essere sottoposti a preventiva legge di autorizzazione approvata dal Parlamento ai sensi dell’art.80 della Costituzione e sono subordinati all’effettivo rispetto dei diritti fondamentali delle persone straniere intercettate”.
    In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato vogliamo dunque sollecitare con forza il nostro Governo su questa materia perché non ci possiamo accontentare di un esecutivo che stringe accordi siglati con una semplice stretta di mano. Il tema trattato è troppo delicato e allo stesso tempo può diventare oggetto di facili strumentalizzazioni ed è per questo che deve essere affrontato con fermezza e trasparenza. Il Parlamento dunque relazioni sull’accordo del 3 aprile 2012 e ci dica quali sono le linee guida che l’Italia vuole seguire nei confronti di chi richiede asilo politico. Pur apprezzando le parole del Ministro Riccardi, che parlando degli oltre 20mila immigrati provenienti dalla Libia ha affermato che il Governo troverà soluzioni opportune in proposito, non siamo soddisfatti: il momento dei proclami è finito, adesso vogliamo i fatti.

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