La nostra visita mensile al CIE di Torino
Venerdì 7 settembre 2012 siamo stati al Centro di Identificazione ed Espulsione di Torino: ci siamo posti l’obiettivo di recarci presso la struttura almeno una volta al mese. La Prefettura di Torino ha mostrato disponibilità per facilitare il nostro lavoro di supervisione sia accordandoci l’ingresso anche quando la nostra richiesta è arrivata con pochi giorni di preavviso, sia accompagnandoci e rispondendo a tutte le nostre perplessità.
Durante la nostra ultima visita gli “ospiti” all’interno del CIE erano 112 suddivisi in 94 uomini e 18 donne: di questi i comunitari erano 3. In prevalenza gli “ospiti” erano di provenienza araba (Nord Africa). Secondo quanto ci è stato riferito il 90% dei presenti prima di arrivare presso la struttura aveva avuto un passaggio in carcere dopo aver commesso il reato di spaccio. Una tendenza che abbiamo potuto constatare di persona parlando con gli “ospiti” del centro. Molte di queste persone giungono presso il CIE perché la procedura di identificazione in carcere non giunge a conclusione, anche a causa della scarsa collaborazione da parte dei consolati. Non è nemmeno da sottovalutare il fatto che per i reati minori la permanenza in carcere non supera le 48 ore ed in questi casi manca il tempo effettivo per avviare le pratiche di identificazione, ma questo fenomeno mette in evidenza una delle anomalie legislative del nostro Paese che nei fatti pone su due livelli differenti i detenuti, perché nel caso dello straniero questi viene trasferito al CIE, mentre nel caso dell’italiano viene rilasciato. Leggi Tutto