• Sì volontariato civico; no mercificazione della solidarietà

    «Qui ospitiamo i profughi. Ho chiesto loro di lavorare; preferiscono non far nulla». Viene titolata così l’intervista alla sindaca di Gragnano Trebbiense, Patrizia Calza, che pubblica oggi Il Corriere della Sera a cornice della polemica tra Italia e Austria sulla questione profughi. Quando lancio l’allerta sui pericoli di un’informazione approssimativa mi riferisco anche a casi come questo.

    Però purtroppo sappiamo bene che le cattive notizie, a differenza di quelle buone, trovano sempre spazio sulle pagine dei giornali. Raramente vengono raccontate le storie positive che riguardano i migranti che arrivano nel nostro Paese e che sono in attesa di sapere se la loro richiesta di asilo verrà accolta oppure no.

    L’ultimo esempio ci riguarda da vicino. A Torino è stato avviato un progetto di volontariato civico, frutto dell’accordo tra il Comune e l’AMIAT, che coinvolge 27 richiedenti asilo che per tre mesi daranno una mano a tenere pulita la città. Un modo per favorire l’integrazione e l’inclusione nel nostro territorio.

    Di progetti del genere abbiamo parlato fin dall’inizio del nostro mandato arrivando fino al punto di inserirli nel Vademecum distribuito agli operatori dell’accoglienza nel dicembre scorso. L’attività di volontariato diventa un’occasione per conoscere il contesto sociale nel quale il richiedente asilo si trova e per sviluppare processi di partecipazione con la comunità locale. Al contempo, è un’opportunità di dialogo, integrazione, conoscenza e accettazione reciproca fra il migrante e la cittadinanza.

    Mi viene in mente il caso eclatante di Pettinengo, in provincia di Biella. Ne abbiamo parlato l’anno scorso quando tutto il paese si mobilitò contro la decisione di non concedere la protezione internazionale a 16 profughi ospitati da loro. I migranti si erano integrati talmente bene, anche grazie al volontariato svolto, che erano ormai considerato parte integrante della comunità.

    Una cosa però voglio sottolinerla: la non adesione a progetti di volontariato civico non può incidere sulla responabilità che abbiamo di accogliere e offrire protezione. L’Italia deve garantire i diritti umani a chiunque e non a fronte di una restituzione perché ci troveremmo davanti a una banalizzazione e a una mercificazione della solidarietà.

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