• RAI, il Governo Renzi vuole chiudere le sedi regionali? Le istituzioni intervengano

    La crisi economica e il caotico passaggio al digitale terrestre negli ultimi anni hanno messo in ginocchio l’informazione radiotelevisiva piemontese. Le emittenti private sono state costrette a chiudere o a mettere in cassa integrazione i propri dipendenti perché la scarsa copertura territoriale del digitale ha fatto crollare anche il numero degli inserzionisti.
    In Piemonte ormai le emittenti televisive che operano sul territorio raccontando i fatti che accadono quotidianamente si possono contare sulle punte delle dita di una mano. In un contesto del genere il servizio pubblico ha continuato a svolgere un ruolo fondamentale grazie alla sede piemontese della RAI che puntualmente ha informato la cittadinanza.
    Il progetto di riorganizzazione della RAI che ha in mente il Governo Renzi ci preoccupa e non poco per due ragioni: non crediamo che nessun Governo abbia il diritto di tagliare indiscriminatamente le risorse a bilancio di un’azienda pubblica (in questo caso salterebbero 150 milioni di euro) perché andrebbe, come giustamente ha evidenziato il sindacato USIGRAI, a ledere “il principio di indipendenza economica dei Servizi pubblici”; affermare di voler riorganizzare le sedi regionali vuol dire tutto e nulla, quando in ballo ci sono professionalità e posti di lavoro le parole scritte e dette devono essere ben misurate.
    All’interno del decreto in questione al posto di “sedi regionali” si parla di “informazione pubblica regionale”, una definizione che lascerebbe le porte aperte a eventuali chiusure di sedi giudicate non utili all’azienda. Il sistema pubblico non deve pensare esclusivamente al profitto.
    La RAI deve cambiare volto e adeguarsi ai nuovi scenari comunicativi, ma allo stesso tempo non si deve affossare un servizio fondamentale per la cittadinanza. Le istituzioni, compresa la Regione Piemonte, devono intervenire in questo dibattito e difendere un bene comune del nostro territorio.

Commenti chiusi