• Indes​it: non è sufficient​e dire che “non verrà lasciato nulla di intentato”

    Dallo scorso 3 aprile il futuro dei 400 lavoratori della Indesit è in pericolo. In quella data il gruppo dirigente dello stabilimento ha annunciato l’intenzione di delocalizzare la produzione di lavastoviglie che attualmente è a None presso lo stabilimento di Radonko in Polonia.
    Alla base di questa tragica decisione ci sarebbe la continua flessione del mercato delle lavastoviglie. Già nel 2009 l’azienda, che all’epoca contava 600 dipendenti, affrontò un duro periodo di crisi, ma in seguito ad una trattativa con i sindacati siglò un accordo che prevedeva la riduzione di 200 dipendenti e il mantenimento dello stabilimento torinese.
    Oggi ci troviamo nuovamente di fronte ad una crisi aziendale. Abbiamo chiesto, in sede di question time, alla Giunta Regionale se intenda aprire un tavolo di trattativa per affrontare la situazione lavorativa della Indesit di None, concentrando l’attenzione sulla questione occupazionale e valutando l’attivazione di misure di ammortizzatori sociali nei confronti dei lavoratori in loro attesa o favorirne la ricollocazione. Siamo consapevoli che al momento l’annuncio è stato dato solo nella riunione del Cae (Comitato interaziendale europeo). Probabilmente verrà ufficializzata nell’incontro tra azienda e organizzazioni sindacali programmato per il 18 aprile.
    La giunta ha confermato la gravità della situazione che non può essere compensata dal fatto che l’azienda avrebbe già definito un piano sociale per la gestione degli esuberi. Ci è stato garantito che non verrà lasciato nulla di intentato per fare cambiare piani alla Indesit.
    Noi chiediamo un passo ulteriore in avanti. E’ dal 13 luglio del 2009 che i lavoratori della Indesit di None sono in cassa integrazione. Se lo stabilimento dovesse essere chiuso, ci ha comunicato la Regione, la società avrà solamente più 12 mesi di cassa a disposizione. Fino ad oggi dunque la situazione è stata dura e insostenibile per i dipendenti, da domani potrebbe essere ancora più critica.
    Le criticità potrebbero allargarsi anche all’indotto e alla realtà territoriale che potrebbe cadere in una ancor peggiore depressione. La Regione non può solamente limitarsi ad impegnarsi sul piano del “non lasceremo nulla di intentato”, ma deve dare garanzie vere accompagnate da fatti concreti.

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