• Fermiamo la strage dei migranti nel Mediterraneo

    È un vero e proprio bollettino di guerra. Il bilancio dell’ennesima strage del Mediterraneo segna il peso della drammaticità del fenomeno immigrazione. Quando rappresentanti istituzionali e cittadini chiudono all’arrivo di migranti sui propri territori dovrebbero considerare la storia che ha alle spalle chi decide di fuggire dal proprio Paese per cercare fortuna a migliaia di chilometri di distanza.

    Duecentotrentanove migranti ieri sono morti affogati tra le acque del Mediterraneo, ma la strage sarebbe potuta essere ancora più grave se i soccorritori non fossero riusciti a intervenire per salvare la vita di quasi altri ottocento migranti. Una delle vittime del naufragio di ieri è Fatim, una ragazza di diciannove anni la cui storia oggi è riportata da tutti i giornali perché nel 2012 aveva partecipato alla Coppa del Mondo di calcio con la nazionale del Gambia.

    Lei, come Samia Yusuf Omar l’atleta somala che aveva partecipato alle Olimpiadi di Pechino nel 2008 deceduta in mare durante una traversata verso l’Italia, è diventata il volto delle centinaia di migliaia di migranti che sono arrivati nel nostro Paese. Lo sport da sempre è un veicolo importante per sensibilizzare l’opinione pubblica su temi tanto delicati.

    Fatim era una dei 159.469 migranti che quest’anno sono partiti dal Gambia per arrivare in Italia; questi rappresentano solo il 7% del totale. Il nostro non può essere un Paese che si commuove davanti alle storie da prima pagina e che poi si spacca quando in trecento decidono di sbarrare le porte a donne e bambini in cerca di accoglienza.

    La logica dell’emergenza può essere superata solo con la solidarietà, la programmazione e l’accoglienza diffusa, dobbiamo farlo per i 3.800 migranti che hanno perso la vita in mare in questo 2016.

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