• Chiediamo una discussione vera sul Csi-Piemonte. Non una riorganizzazione a scatola chiusa

    Oggi in Commissione Bilancio non abbiamo iniziato l’esame del disegno di legge di riordino nel settore dell’Ict piemontese, ma siamo fortemente preoccupati per gli intendimenti enunciati dall’assessore Ghiglia in merito al futuro del Csi-Piemonte.

    Ci viene richiesta l’approvazione veloce della legge, che di fatto apre la strada allo spezzettamento del Consorzio, perché la Giunta possa approvare la delibera sull’informatizzazione sanitaria con la regia del Csi-Piemonte, discussa la scorsa settimana in Commissione. Altrimenti la delibera potrebbe essere ritirata.

    Crediamo che questa sia una logica inaccettabile. Non si possono firmare cambiali in bianco, affinchè la Regione finalmente porti avanti nell’ambito sanitario, ciò che avrebbe dovuto fare già all’inizio della legislatura, realizzando risparmi, vale a dire l’omogeneizzazione del sistema informativo. La regia di questo processo è naturale che vada in capo ad un unico soggetto, il Csi-Piemonte, l’ente strumentale della Regione stessa. Altre scelte presuppongono costi aggiuntivi, che peserebbero sulle risorse pubbliche, a vantaggio di profitti privati.

    Siamo invece all’assurdo, che la strada naturale sia subordinata al possibile spezzettamento del Consorzio, che dunque non sarebbe più in grado di fare sistema come auspicabile. Non possiamo accettare questo aut aut, che crediamo non vada neanche nella direzione del mantenimento dei livelli occupazionali, come dichiara l’assessore Ghiglia.

    Noi chiediamo al contrario l’inizio di una vera discussione, con il coinvolgimento anche dei lavoratori e lavoratrici, con le organizzazioni sindacali, non in una logica meramente conservativa dello status quo, ma neanche avvallando a scatola chiusa una riorganizzazione, che, solo nel migliore dei casi, possiamo ascrivere all’idelogia dell’intervento “salvifico” del privato. Vorremmo ragionare su dati: capire se è stato valutato il potenziale impatto positivo in termini di maggiore efficienza, che potrebbe derivare, ad esempio, dalla centralizzazione di tutte le attività IT delle ASR in capo al CSI. E se si sono considerati, al converso, gli impatti che deriverebbero dalla suddivisione tra attività di carattere strategico/d’indirizzo e progettazione, produzione ed erogazione dei servizi, o da un possibile, non ben definito, spezzettamento. La buona politica non decide senza una chiara idea degli impatti e dei risultati in termini di efficienza ed efficacia della spesa pubblica, anche perché gli elementi di inefficienza burocratico-amministrativa non sarebbero risolti da un eventuale percorso di “privatizzazione”, ma, plausibilmente, enfatizzati. Noi riteniamo che solo con queste stime potremo salvaguardare concretamente i livelli occupazionali e l’interesse pubblico, anche a medio e lungo termine.

    In questa direzione abbiamo presentato diversi emendamenti al disegno di legge di riordino dell’Ict, che inizieremo ad esaminare lunedì prossimo in Commissione.

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