• “Borse di studio, Italia ritardataria e avara”, ma in Piemonte non è così

    A ricordarcelo è La Stampa di oggi con un articolo di Nadia Ferrigo dal titolo “Borse di studio, Italia ritardataria e avara”. In questi anni di responsabilità come assessora con delega al Diritto allo Studio universitario per la Regione Piemonte ho avuto modo di rendermi conto quanto sia difficile far quadrare i conti e mettere in campo le politiche giuste per garantire una borsa di studio a tutti coloro che ne hanno diritto.

    Secondo il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca in Italia i borsisti sono oltre 176.000, una platea che è stata ampliata anche a causa dell’innalzamento delle soglie ISEE. Però, come fa notare il quotidiano torinese, sono ancora 7.000 gli studenti che pur avendo diritto al contributo non lo ricevono e il fatto che cinque anni fa gli studenti senza borsa fossero 38.000 non deve farci gioire. Ma in Piemonte non è così.

    Anche nel 2017 infatti la Regione Piemonte ha garantito la copertura del 100% delle borse di studio per gli universitari che sono risultati idonei. Nel 2014, quando sono diventata assessora regionale, ho raccolto un’eredità difficile. La Giunta Cota garantiva solamente il 57% della copertura delle borse di studio agli studenti risultati idonei, noi abbiamo raddoppiato quella copertura in termini assoluti: nel 2013/14 su 8.391 aventi diritto avevano ricevuto la borsa di studio solamente 4.775 studenti; nel 2016 gli studenti che hanno ricevuto la borsa di studio sono stati 10.299, mentre quest’anno sono stati 11.741.

    È evidente a tutti che non è stato semplice, ma sin dal primo giorno abbiamo detto che l’accesso al diritto allo studio universitario era una nostra priorità e abbiamo mantenuto la parola data. L’OCSE ci dice che su 100 italiani solo 18 hanno una laurea, un dato che dobbiamo tenere bene a mente quando immaginiamo le politiche da mettere in campo per il diritto allo studio universitario e per i nostri giovani. La Regione Piemonte anche perché ha investito è diventata una meta attraente per i talenti italiani, un elemento che, anche per la sua ricaduta economica sul territorio, non può essere sottovalutato.

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