• Alla presidenza di SEL

    Il nostro dibattito alla presidenza nazionale di SEL sull’esito del voto alle elezioni politiche è stato molto articolato, forse più approfondito che in altre occasioni.
    Non possiamo essere soddisfatti del nostro risultato, e non possiamo non constatare che in questi giorni siamo man mano marginalizzati dal dibattito politico.
    Sono consapevole che necessitiamo di forme nuove di confronto. Martedì scorso è nata l’esigenza innanzi tutto di renderlo pubblico. E’ necessario andare al di là della ritualità delle riunioni che richiamano un vecchio modo di far politica, da cui non a caso Matteo Renzi ha preso furbescamente le distanze.Mi sento di dire che oggi più che mai la forma è sostanza.
    Il nostro universo è andato rapidamente in frantumi. Basta pensare che il libro di Paola Bordandini “La spada di Vendola” pubblicato a inizio anno risulta già ampiamente superato.
    In questo testo, i punti di forza caratterizzanti SEL erano le primarie, la responsabilità e la radicalità.
    Le primarie alle amministrative hanno reso protagonista SEL nell’individuazione di candidati vincenti in città importanti come Milano e Genova. Forse non abbiamo sufficientemente analizzato il ricorso alle primarie alle politiche. Le differenze. Lì il contesto è andato modicandosi nettamente con la candidatura di Matteo Renzi-
    Responsabilità e radicalità per noi complementari, sono invece state scisse dal voto.
    Chi ha considerato prioritario il progetto di una sinistra di governo responsabile ha preferito come proprio interlocutore il Partito Democratico. Ciò spiega anche il nostro divario fra Camera e Senato, solo in parte dovuto all’elettorato più giovane. L’enfasi data in campagna elettorale alla necessità della stabilità della Camera alta ha privilegiato il voto “stabile” al PD piuttosto che a noi.
    La radicalità è stata assorbita dalla forma, dalla voglia di azzerare il “sistema” dei vecchi partiti con le sue logiche e i costi. Renzi l’aveva già individuato e amplificato anche nel nostro campo.
    Noi abbiamo tentato la partita della radicalità nei contenuti, senza però riuscire a far passare dei messaggi netti, che ci potessero identificare, imprigionati nella trappola Monti sì-Monti no.
    Per primi rifiutiamo la semplificazione della realtà, e siamo riusciti ad esprimere messaggi radicali forse solo sulla riduzione delle spese militari, e sui diritti civili, con tra l’altro una non piena metabolizzazione  a partire da noi stessi. Abbiamo fatta nostra quella che è divenuta una radicalità minoritaria, tanto che nella sua ultima analisi, ad esempio, Ilvo Diamanti ci dice che il 40% degli operai ha votato M5S.
    Le nostre aspettative sono dunque andate deluse, anche se a onor del vero, i numeri reali, non quelli dei sondaggi, ci suggerivano prudenza. A questo proposito ho manifestato all’interno del coordinamento nazionale la mia contrarietà a concentrare le candidature femminili nelle posizioni eleggibili al Senato, con il risultato di avere adesso una rappresentanza parlamentare di donne in percentuale addirittura inferiore al PdL!
    La prudenza mi veniva soprattutto avendo presente la situazione del nord Italia. E i dati per il Piemonte parlano chiaro: 55800 voti a Sinistra e Libertà alle Europee con il 2.33%, 27198 alle regionali del 2010 con l’1.44%, e 76192 alle politiche con il 2.97%. Bisogna rilevare però che siamo stati decisivi per la vittoria del centrosinistra nella regione, che altrimenti sarebbe andata al centrodestra come Lombardia e Veneto.
    Ciò è evidenziato plasticamente dal fatto che sono rimasta l’unica consigliera regionale di SEL della cosiddetta macroregione del nord.
    Ora però bisogna guardare avanti. Forse è più chiaro cosa non bisogna fare. Non sono sufficienti soluzioni organizzative, anche se dobbiamo necessariamente arrivare a un nuovo congresso. Né è sufficiente pensare al salvifico mantra della necessità di tornare fra la gente. Così come non possiamo all’opposto rinchiuderci nelle dinamiche parlamentari.
    E’ invece necessario avviare un ampio dibattito a 360 gradi fra iscritti e simpatizzanti, che sono tanti, poiché il nostro voto è stato più militante che d’opinione.Sapendo che il nostro progetto dovrebbe andarsi a collocare fra la vecchia politica e la novità del M5S, che non dobbiamo rincorrere.
    In mezzo c’è un’autostrada, con la consapevolezza che i sentieri stretti hanno fatto il loro tempo.

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