• Regionali, per colpa dei soliti galletti che hanno troncato la doppia preferenza è a richio la rappresentanza di genere e la validità del prossimo consiglio regionale: il listino sia tutto rosa

    Non è che vogliamo passare per quelli che dicono “comunque noi l’avevamo detto”, però in questo caso è vero! E’ da tempo che scuotiamo invano il campanello d’allarme della rappresentanza di genere alle prossime elezioni regionali e qualcuno ha pure messo in dubbio la nostra buona fede, ma i fatti ci danno ragione.

    Oggi il Presidente del Consiglio, Valerio Cattaneo, su alcuni organi di stampa ipotizza la possibilità che su alcuni punti il Consiglio regionale, dopo il via libera del Governo, possa mettere mano alla legge elettorale con la quale a maggio i piemontesi dovranno votare. Uno dei punti in questione è proprio la rappresentanza di genere nelle liste, non una questione da poco visto che nelle ultime due consultazioni regionali su un totale di 80 consiglieri regionali solo 3 sono le donne che sono riuscite a essere elette, ben il 3.75%. I conti sono semplici da fare: a novembre in Basilicata non sono state elette consigliere regionali su un totale di 20 eletti, mentre Pigliaru in Sardegna si troverà a dover affrontare un Consiglio regionale con sole 3 donne su 60.

    E pensare che la legge numero 23/2012 prevede per le consultazioni regionali “il principio della promozione della parità tra uomini e donne nell’accesso alle cariche elettive attraverso la predisposizione di misure che permettano di incentivare l’accesso del genere sottorappresentatoalle cariche elettive”. Il problema dunque esiste e noi, insieme alle colleghe dell’opposizione, ci siamo battute per risolverlo facendo un pressing asfissiante per l’introduzione della doppia preferenza, ma come sempre hanno vinto i soliti galletti. Inoltre non è neppure possibile un riequilibrio attraverso le nomime di Giunta in quanto tutti gli assessori tranne tre dovranno essere consiglieri regionali. La questione deve essere risolta per evitare eventuali ricorsi, ma soprattutto per stabilire sul piano politico l’importanza della parità di genere.

    Se dunque il Governo ci consentirà di apportare le dovute modifiche bene, altrimenti dovranno essere le coalizioni a garantire la rappresentanza femminile, magari con un listino completamente al femminile. In fondo una sinistra che non garantisce i diritti, che sinistra è?

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