• Questione di cognome: ai figli quello della madre, alle candidate quello da nubili

    Davanti a una ipotetica rassegna stampa al femminile oggi saremmo combattute se festeggiare per un’ottima notizia o se farci avvolgere dalla delusione per l’altra pessima notizia. Quella brutta ormai la conoscono tutti: ci siamo svegliati questa mattina con un altro Presidente degli Stati Uniti d’America uomo e dalla cultura politica discutibile. Quella bella invece forse non la conoscono ancora in molti.

    Da oggi, se i genitori sono d’accordo, i figli potranno avere il cognome del padre, oppure il cognome della madre, oppure il cognome di padre e madre. È una grossa vittoria per le donne italiane e anche questa volta purtroppo la decisione non è frutto della politica, ma della magistratura. La Consulta ha accolto la questione di incostituzionalità sollevata alla Corte d’Appello di Genova da una coppia italo-brasiliana residente nel capoluogo ligure. Una grossa vittoria del mondo femminile sulla cultura patriarcale e che guarda all’uguaglianza formale e sostanziale tra uomo e donna.

    Come detto però la gioia è durata poche ore perché il sogno che simbolicamente poteva rappresentare avere una donna alla presidenza degli Stati Uniti è stato spazzato via dall’elezione di Donald Trump, un uomo che non dimostra alcun rispetto per le donne e che rischia seriamente di far fare passi indietro sulla cultura delle differenze al sistema politico americano.

    Una sconfitta, quella della Clinton, che molto probabilmente è anche il segno della delusione dell’elettorato progressista che ha riposto in Barack Obama grandi speranze di cambiamento che sono state soddisfatte solo in parte. Evidentemente il voto per Hillary Clinton è stato vissuto come il male minore. Trump invece è stato percepito come il cambiamento, l’uomo anti sistema e con valori che, a questo punto lo possiamo dire, interpretano il sentire maggioritario americano.

    È su quest’ultimo aspetto che dobbiamo seriamente interrogarci perché i sentimenti di pancia mossi dal neo Presidente degli USA sono gli stessi sui quali fanno leva i populismi europei. Spero che questa volta l’autocritica porti a una attenta analisi del voto che possa essere utile a tutti noi. Non sono per identificare nelle persone poteri salvifici, ma a questo punto credo e spero in Michelle Obama che potrebbe essere l’interprete di un vero cambiamento per il popolo americano.

    Una provocazione: invece di presentarsi come l’ex moglie del Presidente degli Stati Uniti si dovrebbe presentare semplicemente come Michelle LaVaughn Robinson; alla Clinton il cognome del marito non ha portato così fortuna.

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