
Maternità: GTT avvii politiche di condivisione e pari opportunità
In questo fine settimana avete potuto assistere sui giornali allo scambio di battute tra me e il presidente di GTT, Walter Ceresa. È mia intenzione andare oltre questa discussione in modo concreto grazie all’attuazione di politiche di condivisione e pari opportunità.
Di seguito il testo con il quale ho risposto alle affermazioni di GTT.
Non risponde al vero la dichiarazione di GTT apparsa su La Stampa in relazione alla causa intentata da alcune lavoratrici madri, difese dalle avvocate Mirella Caffaratti e Arianna Enrichens.
GTT sostiene che le condotte discriminatorie che hanno portato alla sentenza di condanna con esplicito ordine di cessazione delle condotte denunziate dalle lavoratrici risalirebbero al passato e che, dopo il 2014, tutto sarebbe stato superato. L’affermazione non risponde al vero.
Infatti la causa, nella quale è intervenuta in sostegno delle lavoratrici anche la Consigliera di Parità della Regione Piemonte, ha denunziato il comportamento discriminatorio di GTT, per non considerare, al pari della presenza, le assenze per maternità obbligatoria e facoltativa, nonché quelle per assistere i figli malati, ai fini di determinate voci retributive.
Ebbene, i comportamenti discriminatori sono attuali, in quanto la mancata considerazione delle assenze per congedi parentali e per assistere i figli malati continua ad essere praticata in GTT. Se non fosse cosí, la sentenza non avrebbe ordinato la cessazione delle condotte discriminatorie.
Ciò che, dal 2014, è stato, peraltro solo parzialmente, modificato è il computo, al pari della presenza, delle assenze obbligatorie per maternità. Rimangono escluse dal computo le assenze per congedi parentali e quelle per malattia dei figli, che la sentenza ha imposto di conteggiare.
È, quindi, del tutto attuale il comportamento illegittimo e discriminatorio di GTT verso le proprie dipendenti donne. Contrariamente a quanto dichiara GTT, neppure il computo delle assenze per maternità obbligatoria è stato attuato in modo tempestivo, posto che la legislazione nazionale e quella comunitaria imponevano in modo chiarissimo quale comportamento tenere ben prima del 2014.
E aggiungo due questioni che potrebbero essere affrontate per dare segnali che vadano in una direzione diversa.
L’applicazione che nel 2015 GTT fa del nuovo accordo è ulteriormente discriminatoria e, oltre ai congedi parentali e permessi per malattia figli, giunge a penalizzare perfino i permessi per allattamento: tali permessi vengono fruiti a ore, al termine o all’inizio dei normali turni di presenza, ma l’azienda ha operato una sommatoria delle ore di permesso, sino a giungere a intere giornate di assenza dal lavoro (esempio: 2 ore giornaliere x 4 giorni lavorativi = 1 giorno lavorativo di 8 ore di assenza), decurtando conseguentemente il premio. In tal modo, una dipendente che abbia fruito dei soli permessi orari di allattamento avrà subito l’azzeramento del premio, anche senza ulteriori assenze.
Sul piano gestionale, si evidenzia che nelle selezioni per l’assunzione di nuovo personale avviate nel 2015 sono scomparse le precedenti azioni positive per incentivare le candidature femminili, in un’azienda ancora in gran parte maschile (14% di donne sull’intero organico, meno del 10% tra i conducenti). Tali azioni nei primi anni 2000 avevano permesso di triplicare il numero di autiste, da 70 a oltre 200. A partire dal 2009 sono state depotenziate e ora completamente abolite, ritenendo evidentemente non significativo per le politiche aziendali lavorare a un riequilibrio di genere.
La Regione, come già affermato nella nostra lettera, è a disposizione di Gtt per accompagnarla in politiche che siano all’insegna delle pari opportunità per tutti i suoi dipendenti.