• L’omofobia è sempre dietro l’angolo, noi non abbassiamo la guardia

    Sono molto amareggiata per la situazione di stallo che si è venuta a creare a Casale Monferrato sul progetto Comuni Marziani e per i toni di un articolo uscito sul giornale locale Il Monferrato venerdì scorso 20 gennaio.

    Il progetto Comuni Marziani ha l’obiettivo di favorire una cultura della tolleranza e dell’accettazione delle diversità, in particolare il progetto intende mirare alla prevenzione di fenomeni di discriminazione che spesso accadono tra i giovani nelle scuole e vengono taciuti. Comuni Marziani si appresta a marzo 2017 a festeggiare i 10 anni di attività con oltre 14.000 tra ragazzi e ragazze incontrati in questi anni in Piemonte, Puglia, Lombardia, Sardegna e Trentino Alto Adige. Stiamo parlando di uno spettacolo teatrale che ha come tema l’omosessualità, intesa come uno dei modi di vivere la sfera affettiva. Lo spettacolo si propone di affrontare quella sottile linea d’ombra che non ha età e che costituisce il passaggio dell’individuo da una fase di non accettazione e spesso di solitudine – in cui ci si sente “sbagliati”, “marziani” appunto – ad una fase di riconoscimento di se stessi, di apertura al mondo, di confronto, di accettazione che i propri sentimenti hanno gli stessi sapori, le stesse dinamiche e gli stessi profumi di quelli vissuti dagli altri, con la differenza che sono indirizzati ad un compagno dello stesso sesso.

    Lo spettacolo destinato ai ragazzi e alle ragazze delle scuole superiori sarebbe in programma a Casale Monferrato mercoledì mattina 8 febbraio presso il Salone Tartara, ma apprendo dai giornali che i presidi degli istituti superiori casalesi non intendono aderire all’iniziativa in quanto avrebbero ricevuto la comunicazione troppo tardi per inserire l’appuntamento nel calendario degli eventi. Se la motivazione fosse davvero questa che leggo sui giornali, probabilmente dovuta ad un malinteso o a un errore di comunicazione, mi viene da dire che basta rinviare l’iniziativa di qualche mese o al prossimo anno scolastico e il problema è già risolto. Ma quello che più mi ha fatto sobbalzare sulla sedia sono i toni utilizzati nell’articolo: “un’iniziativa moralmente problematica”, “In effetti, l’educazione gender dei bambini e dei giovani e la normalizzazione dell’omosessualità è ciò che ha destato la preoccupazione maggiore”, “Per questo, l’Osservatorio Gender lo ha definito un «martellante e capillare piano di educazione al gender diktat globale»”. Ci sarebbe da ridere se non fosse per la gravità del fatto che nel 2017 si sia ancora costretti a dover leggere frasi come queste sui giornali.

    Per questo motivo, se l’iniziativa del mattino destinata alla classi si può eventualmente rimandare al prossimo anno scolastico, forse sarebbe il caso di organizzare un momento di approfondimento su questi temi lo stesso giorno, l’8 febbraio, ma alla sera, in modo da poter invitare liberamente gli studenti, le studentesse e tutta la cittadinanza, cogliendo l’occasione per spiegare ancora una volta l’inesistenza della cosiddetta “Teoria Gender” e l’infondatezza scientifica nel considerare l’omosessualità anormale o peggio ancora una malattia da curare. La mia naturalmente è solo una proposta, lascio al Comune, alla Sindaca Titti Palazzetti e agli organizzatori la libertà di prendere le decisioni in merito che riterranno più opportune, ma a loro va comunque la mia totale solidarietà.

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