• I dati dell’obiezione di coscienza mettono a rischio l’autodeterminazione femminile in tema di aborto

    I dati del Ministero della Salute hanno messo in luce a livello nazionale quello che noi diciamo da tempo: l’obiezione di coscienza tra i medici aumenta mettendo in pericolo la libertà e la salute delle donne italiane.
    I dati che oggi il ministro Balduzzi ha depositato in Parlamento sono chiari.
    Potrebbe essere positivo che nel 2011 siano state effettuate 109.538 (dato provvisorio) interruzioni volontarie della gravidanza, con un calo del 5,6% rispetto al dato definitivo del 2010 (115.981 casi).
    Purtroppo però a questo dato fa da contro altare che tra i ginecologi si sia passati dal 58,7% del 2005 al 70,7% nel 2009 e al 69,3% nel 2010. Esiste dunque un’emergenza medica legata all’autodeterminazione femminile perché il pericolo che le donne corrano il rischio di non poter usufruire di un diritto che è garantito loro dalla legge è tangibile.
    In Piemonte abbiamo presentato a fine 2010 una proposta di legge volta a garantire la piena attuazione della legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza, prevedendo criteri di mobilità del personale per garantire sempre e dovunque in Piemonte un numero di medici e infermieri sufficienti a effettuare gli interventi. La legge 194 infatti affida alla Regione compiti di vigilanza sulla sua corretta attuazione. La scelta dell’obiezione di coscienza è garantita dalla stessa 194, ma questa libera decisione non deve interferire con l’effettuazione degli interventi da parte degli enti ospedalieri.
    Il Ministero dunque deve spiegare con quali mezzi intenda garantire il diritto delle donne all’interruzione volontaria di gravidanza. La legge 194 è una garanzia a favore dell’autodeterminazione femminile e lo Stato deve essere laico garantendo la libertà di scelta anche di chi intimamente decide di affrontare un aborto.

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