• Chiesanuova città resistente, da qui riparte la speranza

    Se ci sono luoghi dove il migrante è percepito come un pericolo o un nemico, ce ne sono altri dove le persone si guardano negli occhi e si aiutano a vicenda a prescindere dalle condizioni economiche e dal colore della pelle. Chiesanuova, 220 abitanti alle porte di Torino, è uno di quei piccoli Comuni che, diversi anni fa, hanno dato disponibilità per accogliere una ventina di stranieri nel centro Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati).

    È lì che ho passato il mio sabato sera, partecipando all’iniziativa “Resistere: storie di resistenza di popoli nelle guerre di ieri e di oggi”, organizzata dall’amministrazione comunale, in attesa del 25 aprile, ricorrenza che ricorda la liberazione d’Italia dal nazifascismo. Un periodo buio, segnato da leggi razziali e deportazioni. Durante la serata sono state intonate le canzoni della Resistenza, come ‘Oltre il ponte’ di Italo Calvino, e sono state lette poesie come quella di Piero Calamandrei ‘Lo avrai camerata Kesserling’, in risposta al comandate delle forze tedesche, che sosteneva che gli italiani avrebbero dovuto erigergli un monumento per ringraziarlo del trattamento ricevuto durante l’occupazione nazista.

    A questi testi, legati alla nostra storia, si sono aggiunti quello del poeta armeno Yeghishe Charents, in ricordo delle deportazioni ed eliminazioni degli armeni perpetrate dall’Impero ottomano tra il 1915 e il 1916, letto in lingua originale da una rifugiata. Così come quello del poeta ucraino Oleksandr Ivanyts’Kyj, che parla della recente guerra in Ucraina. È stato letto il testo di ‘Elmando’, canzone che ha ricevuto il patrocinio dell’Unhcr e che racconta la storia di un ragazzo apolide, fuggito dal Congo e arruolato come bambino soldato, poi arrivato a Parigi, dopo un viaggio durato anni. Nella capitale francese distribuiva poesie ai passanti. Anche questo testo è stato letto da una coppia di rifugiati africani, conosciuta quando la nostra mostra Exodos ha fatto tappa proprio a Chiesanuova.

    Tante le parole, in lingue diverse, per dire solo un’unica cosa: oggi come ieri è importante resistere contro le oppressioni, combattere perché gli uomini possano essere considerati tutti uguali. E perché manifestazioni come quella di sabato al confine con la Francia, ad opera di “Génération Identitaire”, un gruppo di militanti di estrema destra, non vengano prese sottogamba. Però la sala nel piccolo centro come Chiesanuova, sabato sera, era affollata. È questo mi ha dato molta speranza!

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