8 marzo a Torino: una scarsa partecipazione politica fa temere che sull’autodeterminazione femminile incombano le piccole o larghe intese. L’ipocrisia sull’obiezione di coscienza un falso problema
Nel corteo per i diritti alle donne dell’8 marzo a Torino registro una scarsa partecipazione politica. Avrei voluto invece incontrare colleghe e colleghi, anche se ci siamo impegnati ad un’adesione senza simboli politici.
Credo che il tema a cui era dedicato l’8 marzo di quest’anno, vale a dire l’autodeterminazione femminile, i diritti delle donne, sia troppo importante e avrebbe dovuto trovare maggiore attenzione anche nelle file della politica.
Non vorrei che i diritti delle donne dovessero passare sotto traccia, ed essere sacrificati sull’altare di piccole o larghe intese, presenti o future.
E questo mi sembra il punto centrale, non tanto quello dell’ipocrisia sull’obiezione di coscienza, come sottolinea Silvio Viale, che è una delle questioni legate alla potenziale impossibilità di applicare la legge 194. Marginale però rispetto al pericolo per il principio autodeterminazione femminile, che sta subendo forti attacchi in Europa, a partire dalla Spagna. Forse sarebbe meglio che Silvio Viale si occupasse delle posizioni del Partito Democratico, assunte nel parlamento europeo, militando nelle sue fila in Consiglio Comunale.