
Violenza, mille donne in più in un anno nei centri antiviolenza. Qui in 10 punti i risultati della nostra ricerca
Ieri si sono tenuti a Torino gli Stati Generali contro la violenza sulle donne. Li ho voluti per tentare di rafforzare la lotta a questo fenomeno terribile. Ho pensato anche che fosse necessario capire se quanto fatto sinora era corretto e così ho chiesto al nostro istituto di ricerca regionale, l’Ires, di verificare i risultati del lavoro del mio assessorato. Il risultato? Dal 2016 a oggi siamo riusciti a far sapere a quali mille donne in più, vittime di violenza, che la Regione è al loro fianco e che mette a loro disposizione strumenti efficaci per liberarsi di compagni e mariti violenti. Inoltre volevo capire meglio come intervenire. Ecco cosa dice la ricerca dell’Ires.
1 Nel 2018 sono ben 3.125 le donne che sono state seguite in percorsi di uscita dalla violenza dai Centri antiviolenza piemontesi. Nel 2017 erano 2336.
2 Le donne che hanno chiamato i centri in tutto sono state 3455
3 Sono 85 le donne che hanno trovato dimora nelle 10 case rifugio.
4 Sono donne di tutte le età quelle che chiamano i nostri centri, ma soprattutto, in sei casi su dieci, si tratta di persone tra i 31 e i 50 anni.
6 Abbiamo anche constatato che metà delle vittime di violenza, di coloro che ci contattano, non hanno un lavoro. Quindi versano in una condizione di estremo bisogno di aiuto.
7 Quattro donne su dieci sono sposate e ci contattano per difendersi da mariti violenti.
8 Circa otto su dieci sono madri e chiedono aiuto per sé e per i propri figli.
9 Quattro su dieci hanno in tasca un diploma. Solo l’11% una laurea.
10 Più di sei donne su dieci, tra coloro che hanno contattato i centri regionali antiviolenza, sono cittadine italiane. Non è vero insomma che la violenza si consuma soprattutto all’interno delle coppie straniere.
Probabilmente la nostra decisione di intensificare la comunicazione su questo fronte, facendo sapere alle vittime di maltrattamenti che noi ci siamo e possiamo aiutarle, sta pagando. Eppure, sono consapevole che restano irrisolti dei nodi cruciali: quando una donna denuncia la violenza non sempre riusciamo a proteggerla dal compagno che a volte riesce persino a toglierle la vita. Inoltre, manca, a mio parere, la condivisione di tutti i dati detenuti dai vari soggetti che operano per il contrasto del fenomeno. Ma noi non ci fermiamo andiamo avanti, insieme ai centri antiviolenza, ai servizi sociali e sanitari, agli psicologi, agli avvocati, alle forze dell’ordine, alla magistratura, ai giornali e alle tv che ci vorranno dare una mano, e a tutti coloro che credono in una società più giusta!
Qui sotto il servizio del Tg3 Piemonte: