• Lavavetri, posteggiatori abusivi

    Imperversa mediaticamente l'”emergenza lavavetri”. Leggo sui giornali che Torino ha intenzione di studiare il modello fiorentino per applicarlo principalmente ai posteggiatori abusivi. In questo momento mi sembra utile, in attesa di approfondimenti, ribadire che la sinistra è per la legalità. Però, per definire penale un reato serve una legge del parlamento e non è sufficiente un’ordinanza comunale. E’ importante distinguere i lavavetri dai posteggiatori abusivi, per i quali il mio dubbio è che servano misure specifiche, o invece sia sufficiente applicare quelle esistenti. Infine, è bene che le istituzioni progettino interventi di inclusione, e non di repressione inefficace, che rischiano di spingere le persone colpite verso altre forme di illegalità.

5 Comments

  1. Gianni P. says:31 Agosto 2007 at 10:37

    La legalità a tutto tondo a garanzia di cittadini, come fattore determinante verso una città più sicura. Certo che se potessimo attuare politiche occupazionali e di accoglienza verso chi oggi occupa questi spazi, forse un contributo importante verso la legalità, la sicurezza e tranquillità dei cittadini sarebbe già fatto. Andare alla radice del problema e non fermarsi all’ eliminazione dell’effetto prodotto, anche attuando strategie tali da sovvertire il contesto di degrado che certe situazioni creano. Ciao Monica grazie per l’impegno e l’attenzione che dai come sempre. Gianni P.

  2. Andrea Stroscio says:31 Agosto 2007 at 15:40

    Si tratta di ordinanze inutili e meramente propagandistiche, oltre che sproporzionate nella previsione dell’arresto e capaci solo di intasare ulteriormente l’apparato della giustizia.
    A chi si dovrebbe applicare la sanzione? Si tratta nella quasi totalità dei casi di persone in condizione di clandestinità non identificabili, molte delle quali minorenni. L’ordinamento prevede già il da farsi: identificarli ed espellerli, se maggiorenni. Semmai bisognerebbe approfondire il tema dell’identificazione, spesso difficoltosa, alla luce dei suggerimenti della magistratura e delle forze dell’ordine.
    Non serve invece confondere attività imprenditoriale e accattonaggio. E poi se è un’attività lavorativa o imprenditoriale lo è sempre e per tutti, perciò dovremmo mandare la finanza a sanzionare tutti i cittadini che non richiedono la ricevuta fiscale in cambio della prestazione del servizio di pulizia, per quanto abusivamente di fatto esercitata secondo le stesse ordinanze. O per un’amministrazione è impresa e per un’altra accattonaggio? E’ evidente (e nel caso, proprio i miseri “strumenti di lavoro” sequestrati servirebbero bene a dimostrarlo) che si tratta di accattonaggio, cui corrisponde un puro atto di liberalità, che peraltro non fa nascere reciproche obbligazioni tra le parti, nel senso che il lavavetri non deve rimettere la somma o risarcire il danno se non pulisce o non pulisce bene, l’automobilista elemosinante non è mai obbligato a pagare alcunché.
    L’accattonaggio (che peraltro nel nostro ordinamento, ancora per molti versi semipoliziesco, incontra limiti notevoli, anche se per fortuna raramente applicati) è un diritto da difendere, specie quando è fastidioso. E’ la base della libertà personale, distinta dalla proprietà. Fra gli antichi c’erano schiavi ricchissimi, ma schiavi. Alcuni moderni hanno pensato fosse più importante essere liberi. Magari poveri, persino in miseria, ma liberi.
    Nella prima metà dell’ottocento i primi liberaldemocratici inglesi fecero della battaglia contro le leggi elisabettiane contro l’accattonaggio a Londra una grande battaglia per la libertà. Bisognerebbe ricordarlo ai “liberaldemocratici” del Pd. Inseguire il senso comune infastidito è immorale, morale è indignarsi dell’ingiustizia. Sed mala tempora currunt.
    andreastroscio@hotmail.com
    (forse un socialista da una cattedra d’altri tempi)

  3. Anonymous says:6 Settembre 2007 at 01:22

    Al solito la storia non insegna niente ed in particolare in Italia le cose vengono lasciate regolarmente a metà.

    Dovremmo trarre insegnamento da ciò che altre nazioni hanno già vissuto in merito molti anni fa, invece ricadiamo puntualmente negli stessi errori.

    Era chiaro fin dall’inizio che l’arrivo di stranieri in Italia non ci avrebbe procurato solo quello che ci fa tanto comodo, in quanto in ogni popolo esistono persone più intraprendenti e fortunate ed altre meno.

    Pertanto, considerato che ci sarebbe lavoro onesto e dignitoso per tutti, era fondamentale creare organizzazioni di accoglienza adeguate, in modo che TUTTE queste importanti risorse (di cui presto non potremo più fare a meno), venissero impiegate nel modo migliore possibile, senza lasciare parte di esse al loro destino in mezzo ad una strada e poi lamentarsi.

    Carlo S.

  4. Anonymous says:16 Settembre 2007 at 20:06

    Lavavetri, prostitute e writer: tre problemi diversi che hanno bisogno di soluzioni diverse. Non va bene accomunarli come avete fatto. Qui voglio solo parlare dei lavavetri. Secondo me il problema dei lavavetri solleva una questione stradale e di costume (nel senso di cultura): gli incroci con semaforo devono essere lasciati liberi da ogni sorta di attività che non sia attendere pazientemente il verde? Oppure al semaforo possiamo anche sfruttare il tempo di attesa per fare qualcos’altro? Infatti ai nostri incroci non ci sono solo i lavavetri, ma anche chi vende La Stampa e distribuisce gratuitamente la stampa free. Vogliamo eliminare anche queste attività oppure solo i lavavetri perchè non sanno fare il loro lavoro senza molestare gli automobilisti e in particolare le donne automobiliste? Ho notato che chi distribuisce la stampa free o vende La Stampa lo sa fare senza intralciare. Evidentemente si tratta di attività di natura diversa: si offre un servizio gratuito oppure è un servizio con una sua domanda e, chi vuole, lo acquista. Invece il lavaggio del parabrezza all’incrocio è un servizio che probabilmente non ha una sua domanda di mercato. Oppure lo avrebbe, ma non abbastanza elevato per essere redditizio. E quindi una buona parte di lavavetri forza la domanda. Ma forzano anche perché c’è un racket che li costringe a guadagnare un tot? Un argomento per opporsi alla strada intrappresa dal Comune di Firenze è quella di dire che bisogna colpire il racket e non quei poverini costretti con il ricatto e la violenza (così scrivi tu, Monica, con altri consiglieri) a fare i lavavetri. Il racket costringe a fare i lavavetri? La relazione tra lavavetri e racket è di questo tipo? Violenza e ricatto? Forse può valere nel caso della prostituzione (ma non di tutta la prostituzione). Nel caso dei lavavetri non mi pare credibile. Io credo più probabile che ci sia un racket che controlla le zone, a cui i lavavetri devono cedere parte dell’incasso.
    Se un’ordinanza del Comune può avere una funzione dissuasiva, può essere utile: in un colpo togliamo dei proventi al racket e costringiamo i lavavetri a decidere se vogliono cercarsi un lavoro che serve alla collettività o continuare a stare ai bordi della legalità e della convivenza civile. Io infatti non escluderei l’ipotesi che alcuni lavavetri facciano i lavavetri perché non vogliono integrarsi all’interno della società capitalistica di mercato. Questo è sicuramente il caso degli zingari. Liberissimi di fare questa scelta, che però non può essere radicale perché comunque nel sistema ci sono e le regole della convivenza pacifica devono rispettarle.
    Il problema è che un’ordinanza come quella del Comune di Firenze fa di tutta un’erba un fascio: infatti solo una parte di lavavetri è molesta e aggressiva. Tanti altri svolgono la loro attività come un lavoro: offrono un servizio e lo prestano solo se richiesto. Insomma, io sarei per lasciare i lavavetri prestare il loro servizio, a patto che venga prestato solo quando richiesto. Come fare ad ottenere ciò? Gli automobilisti e le automobiliste dovrebbero poter chiamare agevolmente la polizia municipale o altre forze dell’ordine (ed invece troppo spesso nessuno risponde!) e questi dovrebbero intervenire velocemente tutte le volte che vengono chiamati. Forse un controllo assiduo di questo tipo potrebbe rendere non conveniente questo tipo di lavoro a chi vuole fare soldi facilmente, obbligandoci con la molestia e l’aggressività a comprare il servizio anche quando non ci serve.
    Nella dichiarazione che hai pubblicato, Monica, con altri consiglieri, dite che gli amministratori dovrebbero abbassare la tensione con atti concreti ed efficaci. Voi quali suggerite?
    Ilvo Diamanti, nell’articolo che hai citato, costruisce il suo ragionamento per colpire la lobby delle imprese immobiliari e gli accordi con il governo di aumento delle forze dell’ordine. Ma sembra voler raggiungere lo scopo senza analizzare con la dovuta cura che cosa produce insicurezza e paura. Dice solo che le statistiche mostrano un declino microcriminalità: ma sappiamo se queste statistiche includono anche altre cose che danno insicurezza? Ad esempio il fare minaccioso dei lavavetri (che è una delle fonti di insicurezza) finisce in quelle statistiche? Non credo ci finisca.
    In conclusione, Monica, il mio parere è che entrambi i pezzi che hai pubblicato sul tema dei lavavetri e dell’insicurezza non siano sufficientemente rigorosi, ma siano costruiti usando un po’ i soliti ragionamenti e meccanismi di ragionamento della sinistra quando vuole tapparsi gli occhi e le orecchie (ad esempio, quando si chiede di lasciar perdere i lavavetri e occuparsi del racket). Secondo me in questo modo vi alienate i cittadini e le cittadine che vogliono soluzioni ai loro problemi quotidiani. Spero di aver dimostrato che se si analizza con attenzione il fenomeno dei lavavetri, la sua carica ideologica si depotenzia e si può giungere ad una proposta di soluzione condivisibile anche per la sinistra radicale. La soluzione è ragionevole ma forse non semplice. Infatti c’è qualcosa che potrebbe inceppare la mia proposta: mi pare che la gente non abbia molta fiducia circa la capacità-possibilità di intervento delle forze dell’ordine. Ma questo è un altro problema …
    Maria Cristina Migliore

  5. Anonymous says:24 Settembre 2007 at 00:51

    Ringrazio chi è intervenuto, e rispondo in particolare a Maria Cristina. Innanzi tutto, anch’io sono per non mettere insieme lavavetri, writer e parcheggiatori. Sono stati i sindaci delle grandi città ed i media ad accomunare i fenomeni. La mia considerazione è che non si tratti dell’emergenza nazionale del momento. Detto questo, è vero che non bisogna sottovalutare l’insicurezza che può determinare la presenza dei lavavetri agli incroci. Ma bisogna agire con misure concrete. Avrai visto che le ordinanze stanno scomparendo dalla scena, perchè si è dimostrato che sono atti senza alcun effetto pratico. Questo è ciò che volevo con gli altri consiglieri evidenziare. Si tratta invece di portare avanti il lavoro che il Comune di Torino ha già intrapreso, senza azioni demagogiche. Quale lavoro? Intensificare la presenza della polizia municipale, il numero di telecamere (anche se, come sai, su questo aspetto bisogna approfondire), e vedere se e come si possa modificare il regolamento di polizia municipale. Ci riaggiorneremo in merito 🙂 Monica

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