• Qualche riflessione dopo la presidenza di SEL di ieri…

    Ieri mattina il taxista, che mi ha accompagnato alla stazione, mi ha offerto uno spaccato dei sentimenti che probabilmente attraversano, in questo momento, una parte significativa dell’elettorato grillino.
    Il suo voto al M5S non è legato , mi ha spiegato, al programma da lui considerato irrealizzabile, a partire dal reddito di cittadinanza, ma era necessario un segnale, che però è andato ben oltre le sue aspettative.
    Così adesso è preoccupato che sia tutto bloccato, perché riconosce che la politica è complessa, è fatta di compromessi di cui il M5S non è capace. Non è cambiato però il suo giudizio negativo su Bersani e Berlusconi, considerati uguali, fintamente in lite fra loro, ma pronti a condividere i benefici della politica romana.
    Mi ha salutata sconsolato dicendo che la politica si è persa.
    Come facciamo allora a ritrovare la strada?
    Certo non inseguendo il M5S che sta mostrando tutti i suoi limiti, e non solo nell’attività in parlamento, ma in tutte le istituzioni in cui marcare sempre l’alterità finisce di essere un’operazione per lo più fine a se stessa, sterile.
    Nello stesso tempo pensare soltanto di rafforzare SEL a sinistra del PD non è un progetto di grande respiro. A riprova, anche se parziale, c’è il risultato delle regionali del FVG. Abbiamo avuto la sensazione di un avanzamento dopo la buona performance parlamentare: in realtà i nostri voti in valore assoluto sono cresciuti pochissimo. Si è alzata la percentuale per l’alto tasso di astensionismo.
    E non possiamo rimanere indifferenti a ciò che sta capitando nel PD. Renzi certo non ci risulta affine. Ripercorre il vecchio schema del blairismo, anche se dobbiamo constatare che il veto su di lui di Berlusconi lo abbia rafforzato. Ci può interessare invece un confronto con le riflessioni di Fabrizio Barca, in un momento in cui tutto può variare di ora in ora, a partire dalla reazione del PD al costituendo governo Letta.
    Ieri Galli della Loggia sul Corriere si è speso a nobilitare quello che in modo meno elegante possiamo definire un “inciucio”, che la base del PD non sembrerebbe voler metabolizzare. Barbara Spinelli, invece, su Repubblica ci ha spiegato lucidamente che “l’accordo con Berlusconi è altro dalle grandi coalizioni tedesche e inglesi. È compromettersi con una destra del tutto anomala in Europa.”
    Noi di qua partiamo dichiarando la nostra opposizione al governo Letta, se vedrà la luce, ritrovando la strada con la riaffermazione dei nostri contenuti, di cui ci dobbiamo anche riappropriare. Proprio martedì abbiamo discusso in Consiglio regionale con Luca Mercalli e Angelo Tartaglia della necessità di rilanciare nel dibattito politico il superamento del paradigma della crescita infinita.
    Questo terreno sembrerebbe essere  diventato un’esclusiva del M5S con la teoria della decrescita. Pippo Civati non a caso fa notare che Grillo si sia molto spostato sul nostro terreno.
    Noi abbiamo bisogno di contenuti con schemi nuovi, che non siano la riproposizione dell’ennesimo cantiere della sinistra, o della fabbrica. Dovremmo riuscire ad adottare una formula che sia quella di avvio di una scuola in cui tutti abbiamo da imparare, a partire dalle buone pratiche dei territori, in cui non si ricorre al cosiddetto “inciucio” per raggiungere dei risultati. La vera regressione è infatti, tornando a Barbara Spinelli, la sconfitta della democrazia deliberativa di Grillo e di quella rappresentativa del parlamento, a vantaggio del populismo dei mercati, i veri vincitori in questo momento in cui la politica si è persa...

Lascia una risposta

Devi essere logged in per pubblicare un commento.