• Più che di TAV parliamo dell’accessibilità internazionale di Caselle

    L’audizione di oggi dei vertici Sagat ha evidenziato sempre di più l’urgenza di una maggiore convergenza di indirizzo dei suoi azionisti pubblici e privati.Se gli azionisti privati hanno come principale interesse l’utile, i pubblici dovrebbero far convergere tutti i propri sforzi al superamento dei limiti, denunciati in questi giorni dai media, che identificano in Caselle uno dei punti di debolezza del sistema Torino.Forse più che concentrarsi sulla TAV, sarebbe di immediato vantaggio risolvere il problema dell’accessibilità internazionale del proprio areoporto, come peraltro stanno facendo altre città italiane, a partire da Bologna. In questo senso, auspichiamo che le trattative con Ryanair vadano a buon fine.Non sappiamo però se queste siano integrative o sostitutive del bando low cost, più volte annunciato, che non vede ancora la luce. Può essere corretto avere deciso di percorrere altre strade, ma non risultano ancora chiare. E il nostro timore è che le risorse pubbliche vadano invece dirottate su Cai, che  ha richiesto agli enti pubblici un sostegno.Se la logica perseguita con Cai è quella della privatizzazione, ci chiediamo perchè soldi pubblici debbano sostenerla. Ben vengano le quattro nuove destinazioni da parte di Cai, ma altra cosa è una vera politica di sviluppo del low cost.Tanto più che i recenti disservizi a Caselle sono da attribuire alla scelta di Cai di risparmiare sul personale e quindi sugli equipaggi disponibili, e non sono da attribuire a Sagat.
    E a proposito di disservizi, forse è necessario una volta per tutte affrontare anche la questione del collegamento dell’areoporto alla città, che risulta ancora non particolarmente agevole.

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