• Minori stranieri non accompagnati: loro la vera emergenza

    La vera emergenza che un Paese civile come il nostro deve assolutamente affrontare è quella dei minori stranieri non accompagnati, ben 13.000 sono quelli ospitati nel sistema di accoglienza italiano. È di loro che abbiamo parlato a Roma durante la seduta della Commissione Immigrazione della conferenza delle Regioni.

    È stata una giornata importante perché abbiamo approvato il piano per la prima accoglienza e le linee guida per la seconda accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. Era evidente a tutti quanto fosse necessario definire un percorso di accoglienza per la presa in carico dei minori stranieri. L’obiettivo finale è quello di renderli autonomi, evitando il pericolo di perdere le loro tracce, perché intercettati dalla criminalità organizzata.

    La prima accoglienza sarà gestita da strutture diffuse sul territorio nazionale con fondi finanziati dal Ministero dell’Interno sul fondo FAMI e consente la presa in carico del minore dal momento in cui arriva in Italia per un massimo di 60 giorni.

    La seconda accoglienza invece deve essere gestita in strutture della reta SPRAR (Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati) dedicate appositamente ai minori non accompagnati o mediante lo strumento dell’affido. Le singole regioni dovranno recepire il documento relativo ai requisiti regionali minimi per la seconda accoglienza dei minori.

    Al 31 marzo 2016 la capacità del sistema di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati era di 641 posti per la prima accoglienza, 1.852 posti SPRAR minori e 11.434 posti per i servizi di accoglienza degli enti locali; la previsione è di raggiungere entro la fine di quest’anno i 1.000 posti per la prima accoglienza e i 3.852 posti SPRAR.

    L’obiettivo è puntato sul superiore interesse del minore e sulla necessità di assicurargli condizioni di vita adeguate alla sua età, che prevedano protezione, benessere e sviluppo sociale. Per questo motivo oltre a essere prevista un’accoglienza di tipo familiare sarà necessario prevedere anche un intervento educativo da parte di educatori qualificati.

    Per conseguire una buona qualità dell’inserimento, dovranno essere assicurate determinate attività: valorizzazione delle risorse individuali del minore allo scopo di favorire il processo di crescita; orientamento e tutela legale; verifica della presenza di parenti e collaborazione per l’eventuale avvio delle procedure di ricongiungimento familiare; iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale; assistenza psicologica e sanitaria; verifica di eventuali condizioni di vulnerabilità o di necessità particolari; assolvimento dell’obbligo scolastico; insegnamento della lingua italiana; formazione secondaria e/o professionale; collocamento in attività lavorative in apprendistato e/o in  tirocini; inserimento in contesti e attività socializzanti e per il tempo libero.

Commenti chiusi