• Dal 1994 al 2016 la sconfitta passa per le Periferie

    Il risultato di Torino è una doccia gelata, al pari di quella che aveva visto il mio quartiere, Mirafiori Sud, eleggere alle elezioni politiche del 1994 Alessandro Meluzzi, candidato di Forza Italia, proprio contro colui che ora è il mio presidente.

    Anche in quel caso si era parlato di periferia, di voto di protesta contro una sinistra, disattenta nei confronti dei più deboli, a partire dai lavoratori delle fabbriche.

    Non ero una militante, ma mi sentivo di sinistra e proprio per quello decisi che c’era bisogno anche di me, e iniziai successivamente la mia attività politica nei comitati Prodi. Sembra essere passata un’era geologica, ma i problemi appaiono essere gli stessi, così come continua a vincere chi ricerca il consenso con messaggi semplificati, mettendo insieme tutto lo scontento e offrendo facili ricette, abbinate questa volta a volti nuovi, meglio se giovani.

    A differenza però di quell’epoca ormai ė saltata nella valutazione della maggioranza la distinzione tra destra e sinistra, a vantaggio della contrapposizione fra conservazione e innovazione, fra sistema e antisistema.

    Tutto ciò avviene paradossalmente quando il valore costituente della sinistra che ė quello di combattere le disuguaglianze è il bisogno più sentito, ancor più che nel passato, ma in virtù del quale si dà fiducia al nuovo rappresentato dal Movimento 5 Stelle, in chiave anche antirenziana, non avendo riconosciuto come credibile la proposta del Partito Democratico, ma neanche quella di una sinistra alternativa che si ė chiusa nell’angolo dell’irrilevanza politica, e del tanto peggio tanto meglio.

    In queste valutazioni poco conta se si sia amministrato bene o male, se si sia lavorato a contrastare una crisi economica che ha ragioni su cui poco possono fare le amministrazioni comunali e regionali.

    Conta la percezione, la relazione, l’ascolto che la sinistra, il centrosinistra sottovalutano da sempre, ai tempi di Berlusconi come adesso.

    Ed ė difficile provare a recuperare nel solo periodo di campagna elettorale, quando ormai un’altra “narrazione”  ė stata costruita ed è ben consolidata, compreso il fatto, di nuovo semplicistico e qualunquista che tutti coloro che governano non siano onesti.

    Spero che questa volta si riparta allora facendo tesoro degli errori passati, in un lavoro quotidiano di ascolto, partecipazione e comunicazione come peraltro sto tentando di fare da due anni nelle materie che mi sono state affidate, non semplici, come l’immigrazione, e da un livello, quello regionale,  in cui bisogna necessariamente costruire la partecipazione con corpi intermedi, siano essi le amministrazioni comunali, le associazioni, gli organismi di rappresentanza del lavoro.

    Un pezzettino in elaborazione progressiva che vorrei mettere a disposizione di un progetto che si faccia veramente carico della richiesta di cambiamento.

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