• Tre cambiamenti nel cammino contro la violenza di genere

    Due femminicidi in Piemonte nel giro degli ultimi cinque giorni.

    Domenica Paola Malavasi nel novarese è stata uccisa da un uomo con il quale aveva avuto una relazione, durante un ultimo incontro chiarificatore, che le è stato fatale, come è purtroppo capitato in numerosi altri femminicidi.

    A Volvera, in provincia di Torino, Cristina Messina è stata uccisa cinque giorni fa dall’ex marito, che ha ferito anche gravemente la figlia di lei.

    Due tragedie che ripropongono schemi che purtroppo conosciamo e rispetto alle quali sembra non si riesca a mettere nulla in campo per evitarle, in una sorta di triste fatalismo.

    Anzi il lockdown ha inasprito quelle relazioni, dove più spesso si manifesta la violenza domestica, come d’altronde ci si poteva aspettare. I reati che riguardano la violenza di genere non sono diminuiti, a differenza delle altre tipologie. Undici donne nel nostro Paese sono state uccise in questo periodo. La Procura di Torino sta ricevendo in media venti denunce al giorno per maltrattamenti e un Centro Antiviolenza come Telefono Rosa dichiara, che, dopo un calo nei primi giorni, le chiamate nel lockdown sono al contrario aumentate del 70%.

    Le azioni da mettere in campo per contrastare questo fenomeno sono diverse. A livello regionale, in Piemonte, il coordinamento con i Centri Antiviolenza ha condotto alla definizione di una legge quadro, Lr 4/2016, “Interventi di prevenzione e contrasto della violenza di genere e per il sostegno alle donne vittime di violenza ed ai loro figli”.

    Come dimostra il suo piano di attuazione, è abbastanza chiaro ciò che è necessario fare nel concreto. Però la ripartenza potrebbe essere l’occasione per un “cambio di passo”, utilizzando un’espressione abusata, che segni un miglioramento effettivo dell’efficacia delle iniziative.

    A mio avviso tre dovrebbero essere i cambiamenti sostanziali:

    1. il contrasto alla violenza di genere deve diventare una priorità nelle politiche di governo ai diversi livelli. Assistiamo invece nei diversi piani di rilancio al fatto che sia assente o abbia un’attenzione residuale, che viene sempre dopo tutte le altre azioni più importanti, alla fine dell’elenco degli obiettivi, con un’impostazione culturale che ritengo superata e che coinvolge solo le donne;
    2. è fondamentale una regia, anche qui ai diversi livelli di governo, che coordini tutti gli attori impegnati nella prevenzione e nel contrasto al fenomeno. Anche questo aspetto continua ad essere molto carente, basti pensare ai problemi nell’attuazione nei territori del protocollo d’intesa con le farmacie;
    3. serve un’unitarietà di azione da parte di tutte le donne, attive nei diversi settori, non solo in quello specifico della prevenzione e contrasto, perché il fenomeno è trasversale, e non deve rappresentare una vulnerabilità da disconoscere per chi si sente realizzata, ma al contrario può diventare un punto di forza in una comunità che valorizza la cura delle persone.

    Ripartiamo e cambiamo veramente.

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