• Quirinale: il Consiglio regionale del Piemonte discrimina le consigliere, è stata persa una grande occasione. Ignorato l’articolo 13 dello Statuto regionale

    La rivoluzione prima di tutto deve essere culturale e non accetta eccezioni, è per questo che oggi in occasione del voto in Consiglio regionale per nominare i tre grandi elettori che eleggeranno il Presidente della Repubblica siamo rimasti fermi sui nostri principi. Le donne non possono essere utilizzate strumentalmente durante la campagna elettorale o per rivendicare la pluralità di genere interna ai partiti: mettere in lista donne alle politiche non è una concessione, ma un dovere di uno Stato civile. Allo stesso modo oggi i due principali partiti, PD e PDL, avrebbero dovuto dimostrare la propria volontà di cambiamento sostenendo una propria candidata che avrebbe ottenuto anche il nostro appoggio.
    Più volte nei giorni scorsi abbiamo evidenziato come fosse inaccettabile che tra i nomi proposti non ci fosse quello di una donna, questa mattina in aula abbiamo ribadito la nostra posizione richiamando anche l’articolo 13 dello Statuto della Regione Piemonte che recita:
    Art. 13
    Pari opportunità
    1. La Regione garantisce le pari opportunità tra donne e uomini e opera per rimuovere, con apposite leggi e provvedimenti, ogni ostacolo che impedisce la piena parità nella vita sociale, politica, culturale ed economica.
    2. La legge assicura uguali condizioni di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive nonché negli enti, negli organi e in tutti gli incarichi di nomina del Consiglio e della Giunta regionale. 
    Il Consiglio regionale ha perso una grande occasione: quella di dimostrare nei fatti quanto abbia a cuore la questione femminile. I maggiori partiti hanno messo in campo una prestazione muscolare facendosi forza dei numeri e chiudendosi al confronto. Maggioranza e Partito Democratico credono che non ci siano consigliere all’altezza di sostenere una responsabilità del genere? Una buona fetta dell’opposizione, noi compresi, ha sostenuto la candidatura di Eleonora Artesio dimostrando che nei fatti le larghe intese sulle questioni si possono benissimo realizzare. Con ciò non vogliamo dire che chi è stato nominato non sia all’altezza, ma vogliamo ribadire ciò che sancisce il nostro Statuto: “La legge assicura uguali condizioni di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive nonché negli enti, negli organi e in tutti gli incarichi di nomina del Consiglio e della Giunta regionale“.
    Inoltre ieri la Commissione Pari Opportunità della Regione Piemonte in una nota aveva invitato il Consiglio regionale a “garantire una equilibrata rappresentanza di genere nella scelta della nomina della più alta carica istituzionale dello Stato“.
    E’ per questo che valuteremo le azioni che potremmo attuare per impugnare, in questo caso specifico, l’articolo 13 dello Statuto regionale con l’obiettivo di fare valere nei fatti le pari opportunità.
    Sul panorama nazionale crediamo che sia scandaloso e allo stesso tempo evocativo il fatto che su 58 grandi elettori solamente 3 siano donne: il segno di quanto lavoro ci sia da fare in questo senso dentro il sistema politico italiano.

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