• Pride2016: ecco cosa abbiamo fatto e cosa si deve ancora fare

    Questa mattina ho partecipato alla conferenza stampa di presentazione dell’edizione 2016 del Torino Pride. Un momento per fare il punto sull’attività svolta quest’anno dalla Regione Piemonte e per fissare nuovi obiettivi da raggiungere.

    Se gli altri anni ci siamo ritrovati per ripetere quelli che erano gli obiettivi che ci eravamo posti, quest’anno possiamo cominciare a elencare i risultati che abbiamo ottenuto. Il Torino Pride festeggia il decennale e lo fa guardando al futuro, lo dimostra l’immagine scelta per rappresentare l’edizione 2016. Una fotografia, quella del bimbo avvolto dalla coperta arcobaleno, bellissima perché dimostra che non ci accontentiamo di quel che abbiamo fatto fino a questo punto.

    La Regione Piemonte ha fatto i compiti ed è per questo che ho voluto cogliere l’occasione per restituire ai cittadini notizie su tutto il lavoro svolto. Abbiamo approvato la legge regionale 5 del 2016 contro ogni forma di discriminazione e contro il non riconoscimento delle differenze; attualmente stiamo lavorando insieme all’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) e all’OSCAD (Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori) alla realizzazione dei protocolli d’intesa per l’avvio della rete regionale antidiscriminazione oltre che alla stesura del regolamento attuativo della legge. Nella legge regionale 4 del 2016 contro la violenza sulle donne abbiamo voluto inserire azioni specifiche di prevenzione e informazione all’interno delle scuole sui temi dell’affettività, della relazione improntata al reciproco rispetto, della soluzione non violenta dei conflitti interpersonali, della parità tra uomini e donne, dei ruoli di genere non stereotipati, del contrasto della violenza di genere con particolare attenzione a quella domestica, del diritto all’integrità personale. Infine alla fine dell’anno scorso la Giunta regionale ha istituzionalizzato il C.I.D.I.Ge.M. come centro esperto di riferimento in materia di trattamento psicologico, medico e chirurgico dei soggetti interessati da disforia di genere.

    Adesso però tocca anche all’altra politica fare un passo in più in avanti andando a colmare le lacune legislative che ancora ci sono. Il prossimo passo deve essere la stepchild adoption.

Commenti chiusi