• Adozioni omosessuali, il Tribunale di Roma spalanca le porte alla riforma dei diritti

    Si scrive “stepchild adoption”, si legge diritto alla genitorialità anche per le coppie omosessuali. È notizia di oggi che il tribunale per i Minorenni di Roma ha riconosciuto l’adozione di una bimba che vive in una coppia omosessuale.

    La storia è questa: due donne che, ad oggi convivono da circa dieci anni, decidono di condividere insieme un progetto di maternità e come spesso accade per chi vive nel nostro Paese si vedono costrette a fare le valigie per andare a concepire la loro bambina per mezzo della procreazione assistita all’estero. La bimba oggi ha cinque anni e le due donne, che si sono regolarmente sposate all’estero, hanno deciso di rivolgersi all’Associazione italiana avvocati famiglia e minori per procedere con il ricorso per l’adozione che è stato accolto sulla base dell’articolo 44 della legge sull’adozione del 4 maggio 1983, n. 184, come modificata dalla legge 149 del 2001, il quale contempla l’adozione in casi particolari.

    Questo caso nello specifico è stato ritenuto tale infatti, come spiega l’avvocata delle due donne Maria Antonia Pili, si è agito “nel superiore e preminente interesse del minore a mantenere anche formalmente con l’adulto quel rapporto affettivo e di convivenza già positivamente consolidatosi nel tempo, a maggior ragione se nell’ambito di un nucleo familiare e indipendentemente dall’orientamento sessuale dei genitori. La norma in questione infatti non contiene alcuna discriminazione fra coppie conviventi siano esse eterosessuali o omosessuali“.

    Nella stessa direzione si era mossa anche la Corte di Cassazione che nel gennaio del 2013 diede il via libera alla possibilità che i figli siano cresciuti da coppie omosessuali, quando non è a rischio il corretto sviluppo del minore. In quel caso venne respinto il ricorso di un uomo che aveva contestato la decisione con cui la Corte d’Appello di Brescia, nel 2011, aveva affidato in via esclusiva il figlio minore, che lui aveva avuto dalla sua ex compagna, alla donna, la quale nel frattempo aveva iniziato una relazione con una donna e con lei era andata a vivere.

    La decisione del Tribunale di Milano è di fondamentale importanza perché in qualche modo traccia una via che dovrebbe essere seguita dalla politica. Noi crediamo che la direzione da seguire sia questa e auspichiamo che il Parlamento finalmente sappia adeguare il livello legislativo dopo le indirette sollecitazioni derivanti dalle sentenze della magistratura. Peraltro la “stepchild adoption” sarebbe già contenuta per le coppie omosessuali all’interno del progetto sulle unioni civili del Governo Renzi ed era contenuta anche nel programma della Leopolda del 2012 dove era scritto: “Famiglie omogenitoriali. Riconoscere ai bambini nati e cresciuti in famiglie omogenitoriali gli stessi diritti di tutti gli altri bambini, a cominciare dal diritto di adozione da parte del genitore non biologico (“stepchild adoption”), similmente a quanto previsto dalle legislazioni tedesca e finlandese. Questa soluzione garantisce l’interesse del bambino in quanto evita traumi nel caso di perdita del genitore biologico e garantisce la possibilità al bambino di non perdere il contatto con la figura dell’altro genitore” – un punto che all’epoca venne utilizzato da Ivan Scalfarotto per sostenere la candidatura di Matteo Renzi alle Primarie del PD.

    L’Europa è un’ambizione da perseguire su tutti i fronti, anche su quello dei diritti.

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